PESARO – Dopo quasi 6 anni dal primo esposto in Procura presentato dalla Cgil di Pesaro Urbino nel quale si denunciavano le estorsioni ai danni di lavoratori iscritti alla Fillea Cgil nei cantieri per la costruzione della terza corsia dell’Autostrada A14, finalmente il 31 ottobre si è messo fine a questa vicenda.

La Corte di Cassazione ha infatti confermato la condanna definitiva dei due imputati alla pena di 5 anni e 6 mesi di reclusione per il reato di estorsione e tentata estorsione ai danni di diversi lavoratori edili impiegati nel cantiere.

Allo stesso modo ha confermato il risarcimento danni pari a 1000 euro alla Cgil provinciale che al processo si era costituita in giudizio come parte civile in virtù dei propri principi statutari.

I soldi del risarcimento saranno devoluti alla “Fattoria della Legalità” di Isola del Piano.

In un comunicato congiunto Roberto Rossini e Giuseppe Lograno, rispettivamente segretario generale Cgil e segretario generale Fillea Cgil ricostruiscono l’intera vicenda.

Durante i lavori dell’ampliamento della A14 abbiamo denunciato le estorsioni che diversi lavoratori stavano subendo da parte di due “caporali” i quali – scrivono Rossini e Lograno – pressoché indisturbati, minacciavano e imponevano ai lavoratori di farsi versare buona parte del loro stipendio accompagnandoli direttamente in banca per fare i prelievi.

Si trattava di appalti pubblici che finivano nelle mani di delinquenti che reclutavano persone del luogo bisognose di lavorare, facendo promesse non mantenute.

Dopo aver iniziato l’attività, questi lavoratori scoprivano le reali intenzioni, ma si vedevano costretti ad accettare pur di mantenere il lavoro, la riduzione della paga oraria consentendo così ai due “effettivi” datori di lavoro di incamerare buona parte di quanto liquidato formalmente con la busta paga dalla ditta Pentapoli.

La denuncia della Cgil e della Fillea Cgil ha fatto emergere il “potere” esistente in capo ai due ‘subappaltatori di fatto’ che facevano stipulare alla dirigenza ‘compiacente’ di Pentapoli dei contratti mensili proprio per avere il controllo della situazione.

Il nostro territorio – aggiungono – non è un’isola felice e l’esito di questa vicenda ne è la dimostrazione. La sentenza, andrebbe letta come monito per chi fa gare d’appalto, chi dovrebbe controllarle, chi le vince e chi subappalta.

Sono fatti gravissimi che solo grazie alle testimonianze dei lavoratori coinvolti e del sindacato Fillea sono emersi e sono stati bloccati. Un riconoscimento contenuto anche nel testo della sentenza.

Abbiamo bisogno di lavoro, di investimenti in opere pubbliche e private per rilanciare questo territorio dopo anni di durissima crisi – concludono Rossini e Lograno – vogliamo però che il lavoro sia regolare, giustamente retribuito e rispetti i diritti dei lavoratori. Fabbrica per fabbrica, cantiere per cantiere la Fillea Cgil e la Cgil contrasteranno sempre sul terreno della legalità questi odiosi soprusi e reati”.

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