Pesaro, elezioni amministrative 2019: le priorità per CGIL, CISL e UIL.

Nella “Regione di Mezzo” che sta diventando “regione media” secondo la definizione non certo gratificante del sociologo Ilvo Diamanti, Pesaro riveste un ruolo centrale.

La seconda città delle Marche e capoluogo di Provincia in questi anni ha intrapreso – pur nelle difficoltà determinate da una crisi tanto diffusa quanto perdurante – un percorso utile a definire la sua identità in un contesto economico e sociale in trasformazione: vari indicatori economici confermano una lettura della città che ha superato – nel quadro di una difficile situazione nazionale e regionale – il suo punto di crisi peggiore mantenendo, per di più, la sua caratteristica di intreccio
di diversi fattori portanti: manifattura, commercio, turismo, logistica e pubblico impiego.

La manifattura, nonostante le traversie derivanti anche dalla crisi, vede Pesaro come uno dei centri industriali più rilevanti della provincia. In questo quadro siamo convinti che solo nella saldatura armonica tra sviluppo, lavoro e cura, cioè tra crescita economica e crescita sociale, il territorio può davvero realizzare le sue potenzialità.

Per questo riteniamo fondamentale che il Comune, con il concorso di tutti i soggetti sociali ed economici e i principali poli produttivi e formativi, sia motore del rilancio, progettando e realizzando una serie di azioni positive secondo una visione quanto più condivisa a cominciare dalla massima valorizzazione di tutte le forme di partecipazione alla costruzione delle scelte: vale per i singoli cittadini, vale per le associazioni di interesse; vale per le organizzazioni sociali ed economiche, che debbono poter contare su tavoli permanenti e strutturati di confronto.

Al centro va posta la rigenerazione di ruolo e qualità della nostra città, interpretando il presente al fine di operare scelte politiche per il futuro, piuttosto che relegarlo e asservire lo stesso a servizio di decisioni finalizzate alla conservazione di posizioni e al mantenimento di (presunte) rendite di posizione.

Come organizzazioni sindacali confederali – che rappresentano, con i loro iscritti, quasi il 20% degli elettori: lavoratrici e lavoratori, disoccupati, pensionate e pensionati residenti a Pesaro – sentiamo la responsabilità di dare voce ad istanze che mettano al centro il benessere collettivo con l’obiettivo di poter garantire prospettive di miglioramento ai cittadini. Per questo occorre rifuggire facili scappatoie demagogiche di chi strumentalizza, amplificandole, paure, ansie e chiusure; sentimenti che non vanno sottaciuti, bensì affrontati con saggezza, fiducia, richiamo al senso civico di convivenza; aprendosi a prospettive più ampie e non ritirandosi dentro trincee sempre più piccole.

Crediamo che se l’amministrazione comunale che verrà eletta, si dimostrerà capace di assicurare questa prospettiva di apertura e di crescita alla città, allora Pesaro potrà valorizzare quei fattori di rilancio che già si intravedono, favorendo la realizzazione di iniziative e forme progettuali tali da superare anche le molte criticità i ritardi e le debolezze che tuttora permangono.

Auspichiamo dunque in questo senso che l’Amministrazione comunale, nella sua necessaria e complessa opera di elaborazione delle politiche finalizzate alla tutela dell’interesse pubblico, scelga la strada della relazione e del confronto, della partecipazione e della rete, con i soggetti di rappresentanza collettiva e con i singoli cittadini, che scelga la promozione del dialogo e della progettualità condivisa, piuttosto che un approccio semplicistico e impositivo.

Come organizzazioni sindacali vogliamo porre all’attenzione pubblica alcuni temi ricompresi in 4 macro aree:

1. Gestione Politico Amministrativa dell’area vasta.

Oggi dobbiamo registrare che per scelte legislative sbagliate e che a nostro parere andrebbero rielaborate, la Provincia non svolge più il suo ruolo di coordinamento e controllo su molte politiche del territorio.
La Regione è un’entità troppo lontana, ancora legata alla sua matrice di ente regolatore e non di ente erogatore di servizi. Per territori come il nostro che necessitano di una programmazione ragionata nell’utilizzo di risorse economiche e finanziarie, regionali ed europee, da destinare a investimenti e sviluppo, occorrerebbe una maggiore capacità di intervento da parte dell’Ente regione.
Manca invece del tutto un luogo di confronto e di condivisione delle idee in cui la pianificazione strategica possa trovare la necessaria sintesi, con tutti i soggetti della rappresentanza collettiva.
E’ in questi luoghi che le tematiche del lavoro che noi rappresentiamo devono ritrovare centralità.
Il lavoro deve essere al centro della programmazione e deve essere un lavoro di qualità, un lavoro il più possibile stabile e pienamente dignitoso, un lavoro sul quale si investe e al quale si restituisce parte del valore aggiunto che si produce, attraverso appunto la promozione e il sostegno verso relazioni industriali di qualità.

Anche per questo le relazioni e le reti con gli altri comuni, almeno i più importanti, debbono essere strutturate e devono avere continuità. In tale senso riteniamo sia necessario dare più forza e più ambiti di attività all’Unione Comunale Pian del Bruscolo.
Temi come la sanità così come quello dei servizi sociali così come quello delle infrastrutture, ormai non possono che essere visti a livello sovra comunale.
Riteniamo necessaria un’attenzione ai temi legati allo sviluppo e alla qualificazione dei servizi pubblici industriali, dal ciclo integrato dei rifiuti all’acqua, e al ruolo che Pesaro vuole svolgere in futuro su questi argomenti importantissimi per lo sviluppo e per la sua sostenibilità, nonché per l’impatto che questi hanno sui costi delle famiglie e per il sistema produttivo.

Dopo il passaggio delle due arterie all’Anas, il comune di Pesaro, con le altre amministrazioni locali, debbono iniziare a progettare, ascoltando anche le comunità, il potenziamento della strada Fogliense e della strada Montelabbatese. Non solo dunque una giusta e doverosa rivendicazione per la manutenzione ordinaria, ma l’obiettivo di una progettazione a lungo termine delle principali direttrici viarie della valle del Foglia.
Pesaro, come seconda città delle Marche senza dubbio può e deve essere capace di condizionare positivamente a livello di programmazione le decisioni di enti sovraordinati a partire dalla Regione, finalizzate allo sviluppo del proprio bacino. Ancor meglio riuscirà a svolgere il suo ruolo di ente capofila, se tale azione verrà coordinata con le altre amministrazioni insistenti sul medesimo ambito territoriale, inteso in senso ampio.

2. Progettare il futuro della Città grazie anche alle “vecchie aree”

Una città che cambia e si evolve si deve porre l’interrogativo di come recuperare i tanti contenitori vuoti presenti in città.
Noi ne poniamo uno come esempio di urgenza di programmazione; il San Benedetto.
Se poi consideriamo che dall’altra parte abbiamo la necessità di spazi, magari anche per incubatori pubblico, pubblico/privati di start up, vediamo come sia necessaria una programmazione condivisa.
In altre realtà, si è pensato anche al lancio di “concorsi di idee” al fine di riconvertire le strutture esistenti in città e non più utilizzate. Riteniamo che la futura amministrazione dovrebbe recuperare una buona prassi attuata da precedenti amministrazioni che hanno governato la città, sperimentando, magari solo su alcuni contenitori, nuovamente il metodo partecipativo.

Nella programmazione della città il tema di come garantire qualità e quantità dei servizi nelle periferie e frazioni deve essere una priorità della prossima Amministrazione.
A nostro parere la qualità della vita delle città, in relazione alle infrastrutture ed alla cura del territorio in senso lato, la si giudica prevalentemente da come questa si declina nei quartieri periferici, pertanto auspichiamo la cura al pari di quanto meritano i quartieri più centrali della città.

3. Il lavoro vecchio e nuovo.

Come detto in precedenza la nostra città, nonostante tutto, rimane una città manifatturiera.
Certo la manifattura attuale è ben diversa da quella di 10 anni fa. Abbiamo assistito a crisi aziendali che hanno portato al ridimensionamento di settori “portanti” come il mobile, dell’edilizia e dei laterizi.
Così come abbiamo assistito ad una selezione di imprese che ha avuto come esito lo sviluppo di quelle che hanno da un lato investito in innovazione tecnologica e dall’altro nella internazionalizzazione del mercato.
Di fatto ora abbiamo eccellenze che sono locomotrici di interi settori, ma abbiamo anche crisi aziendali aperte – ultima in ordine di tempo la stabilimento Terreal della ex PICA.
Riteniamo che lo sviluppo sostenibile di una comunità come la nostra non possa che passare attraverso una integrazione tra settori produttivi. Riteniamo che se da un lato è necessario favorire il consolidamento della manifattura, dall’altro si devono concentrare gli sforzi per far crescere settori come il turismo, senza intenderlo per questo come sostitutivo della impresa manifatturiera.
Siamo convinti che proprio il turismo e le attività culturali siano settori con ampi margini di crescita.
In questo senso l’amministrazione dovrebbe puntare a un turismo incardinato sulla musica, sulla cultura, sullo sport, ed in piena integrazione con il territorio provinciale altrettanto ricco degli stessi fattori.

Per riuscire a migliorare l’offerta turistica inoltre riteniamo cruciale che vi sia la possibilità che gli investimenti siamo orientati verso un aumento della recettività della città oggi insufficienti, sia in termini di numeri complessivi che in termini qualitativi.
La città inoltre dovrà essere sempre più attrattiva in termini di vivibilità grazie ad un TPL efficiente, ad una rete di ciclabili sempre più ramificata e ad una cura e al decoro delle aree urbane e industriali ancor più efficace.

Riteniamo che vada anche trovato un giusto equilibrio tra il commercio cittadino, che continua a fornire un contributo rilevante all’occupazione da tempo in sofferenza, nonché la grande distribuzione che tra l’altro vive anche una fase di notevoli mutamenti.
Un approfondimento particolare, sia per ciò che rivestono in termini occupazionali sia per l’impatto sulla vita quotidiana dei cittadini, riteniamo debba indirizzarsi nei confronti delle società pubbliche e partecipate.
Pensiamo sia doveroso trovare le giuste proporzioni tra gli indispensabili investimenti che queste debbono garantire per adeguare la qualità servizi offerti, tra il livello tariffario, (regolato anche dalle varie norme), e una remunerazione del capitale. Se vogliamo che siano rispettati i principi di uguaglianza, di efficienza e di eticità, non possiamo assolutamente permetterci che queste società non rispettino l’equilibrio tra i tre fattori appena elencati.
In questo senso un ruolo fondamentale devono tornare ad esercitarlo le amministrazioni comunali.

Nella programmazione urbanistica della città ed in particolare delle aree produttive, ribadiamo la nostra contrarietà ad un ulteriore consumo di suolo. Riteniamo prioritario il percorso che porti ad un recupero delle aree produttive dismesse.

Una riflessione sul porto. Il porto con la sua area, può essere il fulcro di un nuovo sviluppo. Il tema è come recuperare e utilizzarla. A nostro parere la nuova amministrazione dovrà favorire il recupero dei capannoni abbandonati così che quell’area, anche a Pesaro come in altre città marchigiane, possa dare un impulso a tutta la città anche dal punto di vista occupazionale, attraverso la diportistica, i servizi ad essa connessi, cosi come la piccola pesca integrata con le attività commerciali. In questo senso riteniamo positiva la realizzazione in questi giorni di un luogo per la vendita diretta del pescato.

4. La qualità della vita e lo sviluppo sostenibile. La cultura e la musica. Un’altra ricchezza di Pesaro. Per la coesione sociale.

Mantenere la coesione sociale.
Questo è l’imperativo, e se è pur vero che il comune di Pesaro ha realizzato in questi anni un importantissimo sforzo per mantenere e, in alcuni casi, aumentare, le risorse destinate al welfare, è anche vero che dal 2015, le risorse regionali ad esso dedicate sono quasi integralmente state sostituite dal Fondo Sociale Europeo, ponendo serissimi problemi di programmazione, gestionali e sulle risorse professionali dedicate al welfare. Tutto ciò pone inoltre degli interrogativi sul futuro delle politiche sociali nelle Marche e nel nostro territorio, oltre che aver disperso risorse che avrebbero potuto essere utilizzate, appunto, per progetti di innovazione del welfare e non per servizi già esistenti.
Non riteniamo che il ruolo di un Comune sia quello di offrire l’accesso al mondo del lavoro, tanto meno attraverso i tirocini che, anche grazie ad un utilizzo distorto del FSE, nella nostra Regione sono letteralmente esplosi.

Riflessione diversa andrebbe fatta sui tirocini di inclusione sociale, sui quali, tra l’altro, è aperto un fattivo confronto tra le parti presso l’ATS n.1, confronto che però risente dei limiti, progettuali, normativi e finanziari, derivanti dalle disposizioni regionali,

Pesaro, a nostro parere, dovrà essere protagonista della programmazione sociale di area vasta, tanto più in un momento in cui la Regione sta redigendo il Piano Sociale Regionale.
In merito al sistema sanitario provinciale e regionale, riteniamo che la futura amministrazione debba ricercare fortemente da parte della regione un chiarimento rispetto al modello sanitario che la stessa intende implementare.
Dopo anni di incertezze e di conflittualità con le comunità locali, riteniamo che sia fondamentale chiarire quale modello sanitario la regione marche abbia intenzione di realizzare. La sanità non è solo sanità ospedaliera, ma racchiude in se una serie di servizi territoriali, sui quali poco o quasi nulla si è detto in questi anni, sui quali la carenza negli organici, nelle risorse ad essi destinate nella prospettiva di indirizzo, si è sentita pesantemente l’assenza.

Eppure questi servizi sanitari, impattano maggiormente nella vita delle persone. Pertanto riteniamo che la discussione sul nuovo ospedale, sulla sua natura e sulla opportunità o meno della sua realizzazione debbano prima inquadrarsi nel contesto generale dei servizi sanitari, in una prospettiva organica e di relazione con questi e non in una autonoma e isolata discussione. Vanno salvaguardate e potenziate alcune importanti esperienze sviluppatesi in questi anni, come nel campo della salute mentale, nella prevenzione, nella campo delle dipendenze patologiche o nell’assistenza domiciliare piuttosto che nelle unità multidisciplinari dell’età evolutiva o dell’età adulta e negli altri servizi.

In merito al nuovo ospedale ribadiamo la nostra posizione, la stessa che abbiamo assunto da anni: riteniamo importante e utile per l’intera provincia e l’intera regione la realizzazione del nuovo ospedale Marche Nord, organizzato per intensità di cura, e che venga realizzato in coerenza con i modelli architettonici ospedalieri rispettosi delle più efficaci e moderne modalità di costruzione, nel rispetto dell’ambiente e dei massimi standard di sicurezza.
Un ospedale pubblico, per acuti e che abbia come elemento centrale l’obiettivo di intercettare la maggior parte della “mobilità passiva” di cittadini marchigiani verso altre regioni e in particolare vero l’Emilia Romagna.
Per questo chiediamo che l’amministrazione comunale futura chieda alla regione di chiarirne le finalità per chiarirne la natura giuridica e la tipologia ospedaliera ai sensi dell’attuale normativa in materia di presidi ospedalieri. Allo stesso tempo ribadiamo le nostre critiche e perplessità rispetto alle modalità annunciate di realizzazione, chiedendo a questo proposito che vengano chiariti tutti gli aspetti e soprattutto i costi del project financing.
Riteniamo fondamentale sapere fin da subito il costo reale dei canoni d’affitto e per quanto tempo questi dovranno essere pagati, in relazione a quanto costerebbe l’opera utilizzando i consueti sistemi di finanziamento per la realizzazione di opere pubbliche.

Lo sviluppo di una città, che governa i cambianti, passa inevitabilmente attraverso i luoghi dell’istruzione e della formazione che per il Sindacato sono fondamentali e sempre più importanti.

In qualsiasi pianificazione strategica che si rispetti il sistema dell’istruzione e della conoscenza deve essere coinvolto e deve diventare il centro della programmazione finalizzata alla formazione delle conoscenze e delle competenze del futuro.
Una formazione ancora più difficile, e dunque ancora più fondamentale in una città che vede sempre la manifattura come cardine dell’economia, ma settori come quello del turismo, della cultura e del commercio che rappresentano una parte sempre più importante dell’economia della città e del territorio.

La cultura, la musica non sono solo una risorsa economica, sono anche fattori che ci permettono di misurare il grado di civiltà e la qualità della vita di una comunità. Sono elementi che favoriscono aggregazione, partecipazione creatività tutti elementi insomma che sono alle basi di un sentimento di comunità di cui oggi, come mai in passato, abbiamo particolarmente bisogno.
E’ per questo che riteniamo cruciale che la prossima amministrazione consideri la cultura sotto il duplice aspetto di attività “produttiva” e “ricreativa” e darle quindi il duplice riconoscimento.

Riteniamo centrale anche il tema della integrazione con altre culture, che in questa epoca storica, anche e soprattutto per effetti legati al nostro modello di sviluppo, sono venute in contatto con la nostra comunità. Riteniamo che in questo campo e su questi aspetti, l’amministrazione futura debba svolgere un ruolo ancor più attento e proattivo, per costruire, con tutti i limiti esistenti nell’attuale normativa nazionale, dei progetti e delle buone prassi di integrazione a partire dal confronto e dalla comprensione dell’altro, rifuggendo in modo chiaro e netto qualsiasi tentativo di semplificazione e facile allarmismo.

Pesaro, maggio 2019
CGIL CISL UIL

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