Emergenza Covid, strutture nel caos: serve una adeguata organizzazione

L’evoluzione dell’infezione dal coronavirus SARS-CoV2 sta assumendo nella realtà pesarese proporzioni drammatiche e numeri preoccupanti, sempre più simili a quelli di altre regioni del nord.
Pur comprendendo le difficolta legate ai margini di imprevedibilità e alla scarsa conoscenza del fenomeno, riteniamo che le scelte organizzative fin qui adottate dalla direzione dell’AORMN lascino dubbi e perplessità.
Le seguenti scelte appaiono contraddittorie:
lo spostamento di interi reparti dal presidio di Fano a quello di Pesaro salvo poi ritornare alla situazione preesistente;
la creazione giusta, ancorcrchè tardiva, rispetto ai tempi di propagazione del virus, di un ospedale dedicato ai casi di COVID, mancando di cogliere precocemente le indicazioni chiare di tutta la letteratura internazionale in materia e riguardanti la necessita della gestione separata dei casi di COVID e l’istituzione di necessari percorsi dedicati atti a garantire l’isolamento immediato dei casi;
la decisione di convogliare su Pesaro i casi sospetti in attesa dell’esito degli esami sul tampone naso-faringeo, salvo poi disporre il ricovero presso l’ospedale di Fano dei casi risultati negativi, messa in campo nelle fasi iniziali e reiterata nelle ultime ore;
il conseguente rischio che i pazienti sospetti, dichiarati negativi all’esito degli esami su tampone, possano essere stati contagiati nel periodo di permanenza in ambiente contaminato, in quanto ricoverati in ambienti perlomeno attigui e assistiti da personale comune con i pazienti poi risultati positivi, venendo anche in questo caso a mancare la scelta organizzativa della separazione ed isolamento dei casi potenziali;
la mancanza di linee di indirizzo sintetiche riguardanti terapia e gestione coordinata dei pazienti che ha spesso generato un sovraccarico di lavoro ovvero uno spreco di risorse;
il caos organizzativo che ha riguardato anche l’infrastruttura informatica che non e stata capace di seguire in tempo reale le variazioni organizzative dei reparti;
l’organizzazione della partecipazione a studi clinici, che consentono l’accesso a terapie innovative, che e stata lasciata piu alla singola iniziativa di pochi che non al lavoro organizzativo e di coordinamento della direzione.
Non ultimo l’invito pressante, segnalato da piu operatori, da parte della direzione, a dirottare precocemente e indipendentemente dalla valutazione delle condizioni cliniche, i pazienti sulle strutture di accoglienza riconvertite per pazienti affetti da COVID, come l’ospedale di Fossombrone e la residenza sanitaria “Galantara”, sembra rispondere piu ad una logica di “maquillage” ospedaliero che non ad una reale strategia di gestione dell’emergenza.
Sono state prodotte molte comunicazioni con indicazioni caotiche e poco fruibili per gli operatori impegnati in prima linea, in assenza di un reale e tangibile coordinamento delle linee di indirizzo diagnostico e terapeutico.
Le decisioni assunte rispetto alle destinazioni dei pazienti trasportati con il servizio di emergenza territoriale ha portato pazienti presumibilmente positivi negli ospedali definiti no-COVID (come quello di Urbino), che ad oggi, infatti, risultano contagiati.
Siamo certi che le nostre osservazioni verranno intese come un contributo utile, in una fase emergenziale assolutamente grave e complessa, per adottare le necessarie misure a tutela della collettività anche con riguardo agli altri territori regionali non ancora in vestiti con la stessa intensità della provincia di Pesaro e Urbino.

FP CGIL MEDICI MARCHE FP CGIL MARCHE FP CGIL PESARO URBINO
K.Pesaresi M.Pintucci V.Sciumbata

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