Oggi ci siamo ritrovate perché è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne istituita nel dicembre 1999 dalle Nazioni Unite; in questa data è avvenuto l’omicidio delle sorelle Mirdal perpetrato nella Repubblica Domenicana.
Ovunque si svolgono iniziative di mobilitazione e denuncia dato che negli anni questa data ha assunto un rilievo crescente perché non soltanto contrastare la violenza verso le donne è una questione di civiltà e rispetto dei diritti umani (art 2 della Costituzione), ma è una grande questione trasversale, (come si ricava dalle indagini e dai rapporti istituzionali) , comune a tutte le classi sociali, livelli di istruzione e professioni. E’ da aggiungere che la questione riguarda direttamente le donne anziane e pensionate, considerando che il 30% delle donne uccise ha più di 64 anni. inoltre verso le donne anziane viene rivolta violenza non solo riferita a comportamenti aggressivi, ma a vere e proprie violenze psichiche, finalizzate a condizionare le loro scelte, a manipolare le informazioni e ad accelerare la perdita di autonomia con conseguente violazione dei diritti, furto di denaro, estorsione di notizie. I pochi dati che indicano la percezione di tale fenomeno evidenziano una realtà inquietante, in quanto le destinatarie/i di maltrattamenti e umiliazioni fisiche e morali sono persone fragili, malate, non autosufficienti, quindi maggiormente indifese-tanto che insieme a quella verso i disabili, le persone di diverso orientamento sessuale o quello di etnie diverse, -tale violenza può configurarsi come una discriminazione nella discriminazione …
Di fronte al moltiplicarsi di intimidazioni percosse, stupri, omicidi nei confronti delle donne si ricava che è più che mai necessario un lavoro culturale di coscienza che superi definitivamente la cultura che subordina le donne agli uomini.
Quest’ anno la giornata si svolge in tempi di pandemia per cui abbiamo deciso far scorrere, avrete notato, le immagini di donne che si prendono CURA, le eroine che hanno suscitato stupefatta ammirazione in MILO MANARA, pittore, scultore , fumettista che ha debuttato con le storie erotico-poliziesche di Jolanda D’Almaviva , ha disegnato per il Corriere dei ragazzi,, disegnato la raccolta “un fascio di bombe”, sulla strategia della tensione, e nel luglio 2020 ha pubblicato questi acquarelli dal titolo LOCKDOWN HEROES, che è un’opera d’arte e insieme frutto di impegno civile, oltrechè la testimonianza di un momento tragico della nostra storia.
Di fronte alla catastrofe l’artista si chiede angosciato cosa può fare, lavorare gli è impossibile, ma vuole essere utile in qualche modo; è colpito dal fatto che la prima a diagnosticare la presenza del virus sia stata una dottoressa e le prime ad isolarlo due ricercatrici… ma è stupefatto sopratutto dalla forza e dall’attivismo delle donne dalle infermiere , dalle operatrici sanitarie alle vigilesse, dalle cassiere alle dottoresse, alle donne delle pulizie, alle lavoratrici agricole, le lavoratrici tutte insomma, provate a volte esauste, come quelle che abbiamo visto nella foto che ha fatto il giro della rete,: lavoravano in corsie che si riempivano sempre più di malati gravi da curare in strutture insufficienti, ma restavano al proprio posto a “prendersi cura”, pur consapevoli del rischio che correvano. Decide pertanto di omaggiare con i suoi disegni, si era vicini all’8 marzo, la forza, il coraggio delle donne tutte che hanno saputo spendersi cosi generosamente….. così, dopo 50 anni passati a celebrare la bellezza e la seduzione delle donne, ha sentito impellente il dovere di celebrare anche altre loro virtù per ringraziarle e lasciare memoria di questa loro grandezza. Il ricavato del libro andrà a supportare vari ospedali,Sacco di MILANO, il POLICLINICO di Padova e il Cotugno di NAPOLI…….
Dunque le donne hanno svolto un lavoro essenziale e anche se dal virus sono stati contagiati di più gli uomini in proporzione la mortalità è stata maggiore tra le donne di ben 10 punti nella fascia dì età 20-50 anni.
La PANDEMIA ha svelato la fragilità di un sistema sanitario depotenziato da anni di tagli sconsiderati, spogliato di contenuti universalistici sottratti in favore di profitti, privato di presidi territoriali…..anche l’economia ha evidenziato le contraddizioni del nostro sistema ESASPERATO da una normalità fatta di divisioni, disuguaglianze strutturali, privilegi, di emarginazione ed ha insieme acuito le tensioni che attraversano un sistema produttivo basato sullo sfruttamento delle persone e dell’ecosistema che potrebbe aprire le porte ad una crisi economica e climatica senza precedenti e alla stessa tenuta democratica del ns paese.
Già da anni le donne hanno pagato queste scelte più di altri soggetti sociali nel lavoro nel welfare nella società, ora sono state sottoposte, si può dire, ad una doppia tenaglia: i settori essenziali di lavoro femminilizzato vivono le conseguenze del contagio, i settori in quarantena più colpiti, i cosiddetti lavori non -essenziali, nel campo del turismo, della ristorazione, dei servizi, con la chiusura, hanno subito il crollo della domanda, la cassa integrazione, la precarietà ed è cresciuta conseguentemente la disoccupazione, la riduzione del reddito che ha penalizzato sopratutto le donne. Inoltre c’è stato un sovraccarico familiare nel tempo febbraio- maggio che ha esasperato una quotidianità già difficile dato che la casa “idealizzata come spazio protetto” spesso non lo è, e il lavoro, con lo smart working presentato come la soluzione più semplice di fronte al blocco degli spostamenti, per molte si è trasformato in una chiamata alla flessibilità e alla disponibilità costante all’impegno che ha invaso spazi e orari della vita personale…. la casa si è rivelata un luogo difficile da vivere e le voci delle donne non sempre sono state più forti della minacce, dato che il covid non ha fermato la pandemia della violenza e le denunce sono state molte di più rispetto allo scorso anno. Due i femminicidi solo tra ieri sera e stamattina.
Da ciò si ricava che la pandemia non solo ha generato nuove criticità, ma ha radicalizzato quelle che già esistevano.
Ovunque si svolgono iniziative di mobilitazione e denuncia: lottare contro la violenza nei confronti delle donne ha assunto un enorme rilievo perché non soltanto è una questione di civiltà e rispetto, ma è una grande questione sociale trasversale, come si ricava dalle indagini e dai rapporti istituzionali, questione comune a tutte le classi sociali, livello di istruzione e professione. Così di fronte al moltiplicarsi di intimidazioni, percosse, stupri, omicidi, nonostante ci sia una crescente sensibilità della gravità del fenomeno, nonostante la MOBILITAZIONE di associazioni femministe e di recente anche maschili per contrastare ogni forma di violenza di genere ( anche attraverso una riflessione critica condivisa sull’immaginario culturale maschile che a lungo ha supportato e talvolta giustificato questa violenza), il numero dei FEMMINICIDI è costante pur in presenza di una complessiva diminuzione degli omicidi (rapporto sulla criminalità in Italia Ministero degli Interni). Questi per il 77% dei casi avvengono in ambito familiare, è quindi più che mai necessario, oltre ad una legislazione adeguata a reprimere questi crimini, un lavoro di tipo culturale, “di coscienza”, che superi definitivamente la cultura che subordina le donne agli uomini.
Ma la violenza , le varie forme di violenza nei confronti delle donne vengono da lontano e sono una gravissima discriminazione dal punto di vista giuridico e pratico che deriva dalla disuguaglianza uomo – donna, radicata in profondità e molto difficile da sconfiggere. Già i filosofi dell’antichità avevano associato il concetto di uomo con ciò che è umano e opera nell’ambito pubblico così, trascendendo la sua natura animale, l’uomo ha prodotto la storia umana: come cittadino ha istituito il governo e la legge, come guerriero ha protetto la comunità, come artista o filosofo ha superato l’umana mortalità. La donna, al contrario, nel privato, si è limitata a riprodurre la vita, svolgendo un compito naturale, biologico, non umano, quindi privo di valore morale, perciò Aristotele, più di 2000 anni fa, è stato il capostipite nel definire il ruolo delle donne, relegandole alla subalternità.
E dopo di lui tanti altri grandi filosofi hanno rafforzato questa rappresentazione per cui, semplificando grossolanamente, quando le donne provano ad acquisire autonomia ed autodeterminazione sono vittime di violenza. Ci sono state donne grandissime nel corso della storia, ma erano eccezioni che non potevano avere un seguito, poi, con un gran balzo, arriviamo alle suffragette vestite simbolicamente di bianco , da cui tutte le donne che riescono a raggiungere posizioni prestigiose , quando arrivano a quel ruolo, si vestono di bianco, anche K. Harris lo ha fatto…. Le donne, le femministe degli anni ‘60, NOI insomma, abbiamo cominciato a contrastare culturalmente il patriarcato notando che nei secoli si era trasformato da quello Paterno dell’Europa feudale a quello Coniugale della società capitalistica del XIX secolo ottenendo importanti risultati come la riforma del DIRITTO di FAMIGLIA ,nel 1975, con cui si è superata l’idea di patria potestà e introdotto il concetto di uguaglianza i coniugi, molto in ritardo rispetto ala Costituzione del ‘48. Oggi possiamo individuare un paternalismo pubblico, cioè un meccanismo sociale di controllo dell’ordinamento dello Stato e dell’influenza dei mass media. Nella società contemporanea i MASS MEDIA, attraverso il linguaggio, il pensiero che veicolano , l modi d’agire e la pubblicità, perpetuano la subordinazione femminile in maniera subdola, attraverso gli stereotipi. Un es. dall’attualità che non potrebbe essere più emblematico : eravamo incoraggiate e soddisfatte per l’elezione di Biden e soprattutto della sua vice Kamala Harris, quando siamo state investite violentemente dal ciclone del post del prof. Marco Bassani dell Università Statale di Milano…. Quindi la parola chiave è LAVORO CULTURALE, è EDUCAZIONE…on INTERVENTI integrati che producono risultati come si è visto con la legge CODICE ROSSO che è in vigore da un anno. Riguardo all’educazione ben vengano libri pubblicati dalla casa editrice Settenote che tenta di contrastare già nei bambini e nelle bambine quell’immaginario che vuole maschi e femmine incasellati in ruoli stereotipati che possono poi produrre atteggiamenti che all’inizio possono sembrare anche poco significativi, ma che, se non riconosciuti e indirizzati in tempo, possono diventare indicatori discriminanti di genere che potrebbero evolversi e tradursi in veri e propri comportamenti violenti. Si chiama Settenote perché il 1979 è stato un anno importante per le donne per l’approvazione del Cedow, la convenzione ONU sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei cfr delle donne.
La casa editrice pubblica tutti i generi letterari, dai saggi al romanzo, al libro per ragazzi, 8 titoli l’anno che non sono solo di denuncia, ma anche di esempio per scardinare gli stereotipi e snidare atteggiamenti di sopraffazione già radicati nei bambini, come ha dimostrato la videoinchiesta realizzata nelle scuole primarie da Alessandra Ghimenti dal titolo” il cielo è sempre più blu”. Occorrono, ripeto, interventi radicali, adeguatamente finanziati, quali il protocollo messo in atto dalla deputata laburista Patricia Scotland che è riuscita in pochi anni a ridurre i femminicidi nella sola Londra da 49 a 5.
Molti pensano che la violenza faccia parte dell’uomo, si, ma di un uomo che non ha ancora conquistato la libertà che, non dimentichiamolo, non è uno stato di natura, ma si conquista attraverso la conoscenza…. Il mondo della nostra attualità si è allontanato parecchio dalla conoscenza (ultimi in Europa per numero di laureati) e i termini della cultura vigente evidenziano RAZZISMO, OMOFOBIA, SESSISMO : siamo immersi in un diluvio di parole, in una bulimia verbale, a volte in un turpiloquio che eccita, sobilla, aizza…..basta vedere certa TV ; la sostanza di tali parole può essere considerata tossica come ci ha spiegato Priulla perchè esse instaurano un rapporto prima col pensiero e poi con l’azione che vanno a produrre il contesto nel quale siamo immersi…così siccome le parole generano la sostanza del mondo, ci troviamo, appunto, in un mondo pervaso di violenza ormai legittimata. Già durante i governi Berlusconi, che ha il grande demerito di avere svuotato le istituzioni della loro essenza, c’è stato un grave arretramento culturale e uno svilimento nella rappresentazione delle donne sopratutto attraverso il linguaggio , azzerando quasi i risultati del livello di autonomia raggiunto dalle donne negli anni ‘70 ( conquiste che sono arrivati poco alle generazioni giovani,) e si sono ancora di più consolidati gli stereotipi esistenti da sempre…
Ma sono sopratutto i dati sulla rilevazione statistica degli stereotipi di cui ci diranno meglio le prossime relatrici, sui ruoli di genere e sull’indagine sociale della violenza realizzata dall’ISTAT e diffusa l’anno scorso, 26 novembre, che ci devono far riflettere : dati che ricaviamo : il 7,4% degli Italiani ritiene accettabile che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto,(naturalmente dato a lei..). il 17,7% ritengono accettabile che un uomo controlli abitualmente il cellulare o l’attività sui social della sua moglie o compagna, per il 39,3 della popolazione ritiene che ogni donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se lo vuole, il 24% che a provocare la violenza sessuale è il modo di lei di vestire, il 15,6% che la donna subisce violenza quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe….quindi perché scagliarsi più di tanto contro “ il cervellone imprenditore “ Genovese, dato che da qualche anno è dedito alla cocaina? Anzi”è lei che è stata ingenua e se l’è cercata”… come ha ignobilmente scritto V. Feltri…. inoltre per l’11% le cause intentate da chi ha subito violenza sono false, il 12,7% degli uomini e il 9% delle donne ritengono che di fronte ad una proposta sessuale spesso dicono NO ma in realtà intendono SI, per il 7% infine le “donne serie” non vengono violentate. Quindi realtà che configura rapporto di coppia in termini di controllo e non di fiducia e condivisione, il peso di miti, di certe radicate tradizioni per troppo tempo considerate un valore positivo anziché un evidente disvalore, violenza di genere invisibile, ma quasi giustificabile perché coincideva con valori insopprimibili di un immaginario patriarcale…proseguiamo con le CAUSE…. per il 63,7 causa della violenza sono le esperienze violente vissute in famiglia, per il 63% gli uomini sono violenti perché non sopportano l’emancipazione femminile e il 34,8% associa la violenza a motivi religiosi, e ancora.. i MOTIVI SCATENANTI per il 77,7% le donne continuano ad essere considerate oggetto di proprietà, e chi si sottrae alla volontà di essere controllato nei minimi dettagli della propria vita, merita la punizione,… per il 75% all’abuso di droghe e alcool, per il 75% al bisogno di sentirsi superiori, per il 70% dipende dalla difficoltà degli uomini a gestire la rabbia….per quanto riguarda i RIMEDI per il 65% occorre denunciare, per il 32,2% interrompere la relazione, per il 21% rivolgersi ai centri antiviolenza, per il 18,2% verso i servizi pubblici o professionisti privati …..Concludendo il 58,8 ( senza differenza tra uomini e donne tra i 18 e i 74 anni) si ritrova negli stereotipi di genere e il fenomeno aumenta con il crescere dell’età. Anche questi dati dimostrano che la violenza di genere è una questione culturale e non una psicopatologia sociale.
Mi è capitato, navigando in rete, di imbattermi negli Atti di un Seminario svoltosi al Ministero dell’ lnterno che esaminava il profilo dell’autore di violenza dal punto di vista psicologico, clinico, giuridico e criminologo, naturalmente alcune relazioni si soffermavano sul cambiamento della nostra società da agricola e fortemente gerarchizzata in una industriale e post- industriale con un cambiamento della pratica e del confine delle relazioni sociali : questo ha portato un cambiamento nel quadro economico, politico, giuridico ( riguardo a quest’ultimo ricordo solo che fino al 1956 era in vita lo” jus corrigendi “ il potere correttivo del pater familias che comprendeva anche l’uso della forza) e che solo nel 1996 lo STUPRO è passato da reato contro la MORALE a reato contro la PERSONA . Tali cambiamenti, dicevo, sono stati resi necessari per tenere il passo con l’evoluzione dello stile di vita dell’uomo e della donna ma, nonostante oggi quelle leggi non esistano più, sopravvive l’immaginario che le alimentava…per questo inasprire le pene non basta, ma c è necessario aggiungere azioni sociali e culturali sopratutto con la più recente percezione del ruolo, dei compiti e delle responsabilità di ciascun individuo in funzione dello status, del livello di cultura e del sesso…il cambiamento non ha portato solo benessere e salute….ma anche prodotto nell’uomo squilibrio, insicurezza, inadeguatezza, frustrazione con la conseguente caduta di punti di riferimento etici e culturali : l’uomo e la donna si trovano a ricoprire ruoli una volta solo appannaggio del sesso maschile in famiglia, nel lavoro, nell’intera struttura sociale. La sovrapposizione dei ruoli coerente e sacrosanta con l’affermarsi delle pari opportunità , non è stata ancora recepita nella coscienza dei singoli e delle Comunità per cui la sovrapposizione viene VISSUTA come una contrapposizione e provoca un disagio che po’ trasformarsi in un vero e proprio conflitto. Le persone più reattive emotivamente e con un vissuto difficile possono percepire con frequenza la sensazione di essere minacciate ed attivano il sistema di attaccamento, di ansia, di paura e, per regolare i loro stati emotivi, sono portati o ad evitare gli altri o a chiedere frequentemente aiuto per recuperare una sensazione di sicurezza. Quando però questi stratagemmi non funzionano ecco che la prevaricazione, il sopruso, la violenza sembrano le risposte più naturali ai- disagi-individuali – spesso sostenuti dai mezzi di comunicazione più diffusi che indugiano sulla gelosia, il raptus, il troppo amore , mentre sempre ciò che arma la mano del violento è l’irrazionale desiderio di possesso a tutti i costi all’interno di relazioni asimmetriche….e atteggiamenti finalizzati a prevaricare ed affermare il proprio potere sull’altro si diffondono così sempre di più..(giornali derubricano a fatti di cronaca)…Da ciò il rinfocolarsi del NONNISMO nel mondo militare, del MOBBING nel mondo del lavoro, del BULLISMO in quello adolescenziale, il SESSISMO…allora non è solo l’amore malato o il momento di follia, ma è tutto molto più complesso da capire…..
Si sa che il matrimonio e la convivenza, con il lavoro, sono gli elementi centrali dell’essere umano e impattano sull’equilibrio psicofisico, sulla qualità della vita e sullo stato sociale per cui hanno molte valenze di significato e possono essere fonti di grandi soddisfazioni ma anche di cocenti delusioni e difficoltà….. ed ecco che verso milioni di donne nel mondo vengono rivolte varie forme di violenza da parte di uomini che non si arrendono alla perdita di dominio sulla moglie e i figli,..di qui la violenza psicologica sessuale, economica , assistita (quest ultima ancora non sufficientemente emersa nella sua gravità, c’è un ottimo docufilm “chi raccoglie la mia sofferenza?” di Iclar Bolzain) si manifesta sul nesso tra violenza e salute e ogni giorno viene agita prevalentemente come violenza dell’uomo sulla donna, sui minori, sugli anziani… c’è un grande lavoro da fare perché dal profilo che emerge dell’autore di violenza si evidenzia come l’assenza, la separazione,l’abbandono, il rifiuto, la perdita non elaborata adeguatamente sono le matrici principali dei modelli relazionali violenti e di personalità dipendenti che si tramandano anche a livello generazionale. C’è poi da dire che la perdita di qualcuno non è solo di questo ma anche di se stesso, infatti molto spesso ,dopo aver compiuto la violenza, chi l’ha agita si suicida…ma il problema rimane “come prevenire il reato” che non è una faccenda privata, ma riguarda l’intera Comunità : dalle famiglie ai centri accoglienza ai percorsi da predisporre, alle forze dell’ordine, ai tribunali. l’AIPC è un’ ASSOCIAZIONE ITALIANA di PSICOLOGIA e CRIMINOLOGIA che applica dal 2001 il proprio protocollo PREVENTIVO-RIPARATIVO che si è rivelato efficace nel 70% dei casi. Collabora con vari Atenei tra cui l’università di URBINO, con le Forze dell’ordine e con le Carceri. Il problema è tanto diffuso che riguarda l’intera Comunità ed è essa stessa che deve impegnarsi a ricucire la ferita (e qui sarebbe interessante accennare almeno un po’ all’etica della CURA), ponendo l’attenzione su 3 Elementi Cardine: l’AUTORE del reato che deve essere responsabilizzato su ciò che ha fatto e sulla pena che gli viene impartita creando un percorso che riguardi il suo vissuto e la conoscenza dei suoi aspetti emotivi per rielaborarli ; la VITTIMA intesa come singola individualità che deve essere pesa in carico e SOSTENUTA in tutti i modi (e risarcita) , ma anche la COMUNITà perché il senso di coesione peggiora, si deteriora per ogni reato che si commette…. è la COMUNITA’ che deve riappropriarsi della situazione che ha generato il reato per abbattere i possibili fattori di recidiva e qui ognuno può avere un ruolo attivo.
E allora noi oltrechè individualmente, come SPI che ruolo possiamo avere? Partendo dalla creazione di una rete contro la violenza coinvolgendo le donne della CGIL e dell’AUSER le associazioni presenti nel territorio, le Commissioni pari opportunità, la rete nazionale Centri donna, per uno scambio di esperienze atte ca capire l’evoluzione del fenomeno e le strategie per contrastarlo. Con la nostra contrattazione territoriale dovremmo riuscire a intravvedere una nuova frontiera di welfare nel quale svolgere un ruolo attivo di cittadini non di sudditi, non di consumatori, né di ospiti ma di richiedenti una frontiera di cittadinanza adeguata alla soluzione dei problemi nuovi e antichi. Ad es. controllare attraverso la lettura dei bilanci che le risorse dedicate alla soddisfazione dei diritti ,in primis quelli delle donne che poi ricadono sull’intera società, abbiano esecuzione, COME CONTROLLARE CHE VENGANO SPESI I FONDI PER LE POLITICHE RELATIVE AI DIRITTI E ALLE PARI OPPORTUNITA’. Sappiamo di un fondo partito nel 2006 nel quale confluirono 3 milioni di euro incrementato negli anni seguenti fino ad arrivare ad una quota di 50 milioni e di cui una parte della quota doveva essere destinata per un piano d’azione nazionale e una parte per un osservatorio nazionale..beh da quello che ho trovato pare che ne siano stati spesi appena un decimo per campagne di sensibilizzazione sullo stalking e per finanziare il centralino antiviolenza 1522 e gli altri ? La campagna “aprite quelle porte” è stata finanziata dalla CGIL… e poi vigilare continuamente contro l’illegalità …. violenza è anche illegalità e LEGALITA’ oggi vuol dire partecipazione, sostegno all’antimafia sociale volta a far rinascere le città. Lo SPI da tempo collabora con Libera attraverso i campi antimafia,…. sostenere la legalità vuol dire spendersi per la città, per l’Urbs, come dicevano i Latini, in grado di ospitare la comunità sana e far fronte ai suoi bisogni, un luogo fisico abitabile dove possano nascere relazioni politiche, sociali, economiche, una Civitas insomma per prevenire i disagi da cui nasce spesso la violenza anche attraverso le infiltrazioni malavitose. Occorre aggiungere la rivalutazione del lavoro che deve essere preso in CURA anch’esso come punto di riferimento dell’organizzazione sociale, vero generatore di Libertà.

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