La soddisfazione per il decreto sull’abrogazione dei voucher e il ripristino della responsabilità solidale negli appalti è palese anche all’assemblea generale della Fiom di Pesaro Urbino, che si è svolta il 27 marzo 2017 all’hotel Flaminio di Pesaro con il segretario generale delle tute blu, Maurizio Landini.

Apre i lavori il segretario generale Fiom Pesaro Urbino, Marco Monaldi, con una relazione che fa riferimento anche alle celebrazioni per il  60° anniversario dei trattati di Roma del 25 marzo,  fondamentali per la costituzione dell’Unione Europea, senza però risparmiare critiche alla mancata integrazione tra gli Stati e alla perdita dei valori di emancipazione sociale, civile economica. Una relazione che parte dalle profonda crisi della Ue per arrivare a sottolineare le profonde disuguaglianze che segnano il nostro paese, dove l’attività quotidiana dei dirigenti Fiom è rivolta, ogni giorno, insieme ai delegati e ai lavoratori per migliorare le condizioni di vita dei precari e dei più deboli.

Il quadro della situazione attuale del mondo del lavoro viene poi illustrato, a tinte assai scure, dall’intervento del presidente del comitato direttivo della Fiom provinciale Massimo Tirabasso, operaio della Benelli Armi di Urbino. “Anche io ho subito un trapianto – afferma – ma ho avuto la possibilità di tornare al lavoro senza problemi. Tuttavia penso all’operaio torinese licenziato per lo stesso motivo di salute, poi riassunto grazie alla solidarietà dei colleghi che hanno organizzato uno sciopero. Qualche anno fa ho conosciuto un operaio di una ditta di trasporti marchigiana che invece, nonostante un trapianto, è stato licenziato, senza che nessuno protestasse o parlasse della vicenda. Questo ed altri esempi ci dimostrano che non possiamo più parlare di dignità o di diritti – prosegue -. Le parola giusta è schiavitù. Anni di lotte e conquiste, anni dove lavorare in fabbrica consentiva il mantenimento dei figli o l’acquisto di una casa, sono stati cancellati. Ribadisco: troppi lavoratori sono costretti ad accettare forme di lavoro che equivalgono alla schiavitù”. Una testimonianza forte, che lascia l’amaro in bocca e fa scendere un silenzio gelido in sala. Parole come dignità, diritti, precarietà, paura di essere licenziati o di non trovare un altro lavoro ricorrono spesso negli interventi dei delegati.

“C’è una differenza molto marcata tra la realtà del lavoro oggi e la sua narrazione – sottolinea Simona Ricci, segretario generale della Cgil Pesaro Urbino -. Noi non abbiamo mai perso la speranza o smesso di combattere per cause giuste ma la realtà deve essere chiara”. A questo proposito, Simona Ricci ricorda che i dati Istat 2016 sul lavoro in provincia di Pesaro Urbino fotografano un territorio in profonda sofferenza, con un tasso di disoccupazione pari al 12,5%, per la prima volta superiore al dato nazionale dell’ 11,7% e superiore a quello regionale di quasi due punti (le Marche sono al 10,6%). A questo si aggiunge un numero di disoccupati che supera la soglia “psicologica” dei 20.000, (esattamente 20.053, 1760 in più rispetto al 2015 e ben il 175% in più rispetto al 2010, quando erano poco più di 7000)”.

Poi si parla anche del lavoro delle donne. Laura Serra, giovane delegata e impiegata di un’azienda del territorio parla di vecchie disuguaglianze che si sono accentuate. “La crisi ha determinato un complessivo peggioramento delle condizioni di lavoro per tutti –  spiuega -, ma le disuguaglianze genere sono sempre più marcate e molte lavoratrici vengono messe ancora nelle condizioni di scegliere tra maternità e lavoro. Nella mia azienda grazie alla contrattazione qualcosa abbiamo ottenuto ma la conciliazione dei  tempi di vita e di lavoro per le donne è ancora un obiettivo lontano”.

Naturalmente molto spazio anche ai referendum della Cgil e alla Carta dei diritti universali del lavoro. “Non era mai accaduto che un sindacato proponesse dei referendum abrogativi”, ricordano i segretari della Fiom e della Cgil Marche Giuseppe Ciarrocchi e Daniela Barbaresi. E giustamente alla Cgil va il merito di aver denunciato l’abuso e lo sfruttamento indotto dai  voucher, le assurde differenze e divisioni tra lavoratori degli appalti e la Carta dei diritti universali del lavoro che riscrive le regole per tutti. La legge di iniziativa popolare della Cgil è ambiziosa e ardita ma lì è contenuta la risposta più efficace al Job Acts e alle sue conseguenze.

Maurizio Landini ascolta gli interventi. Parla il delegato della Tvs per sottolineare la difficoltà di un tessuto produttivo composto da piccole imprese, duramente provato da anni di crisi che non è ancora finita. Tuttavia i metalmeccanici hanno sottoscritto, unitariamente, il 25 novembre 2016, un nuovo contratto, che Landini si sofferma a spiegare nel dettaglio evidenziandone i contenuti più innovativi e positivi. Cita in particolare l’assistenza integrativa per i lavoratori e i loro familiari, e una forma di welfare come i benefits non più a discrezione dell’imprenditore.

Ma in un territorio dove le imprese, a parte poche eccezioni, sono di dimensioni assai ridotte la contrattazione aziendale è molto difficile. “Innanzitutto possiamo rilanciare una nuova fase contrattuale sia aziendale che territoriale”, risponde Landini, prendendo a riferimento il Ccnl  riconquistato. “Il contratto nazionale contiene molte indicazioni utilissime alla contrattazione di secondo livello – osserva -, come sulla salute e sicurezza, la formazione come diritto soggettivo, il fondo integrativo sanitario, il welfare aziendale, la contrattazione e il salario”.

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