“Le donne erano naturalmente antifasciste e furono l’asse portante della 
Resistenza. Erano le sole che se ne potevano andare in giro in abiti civili
senza venire arrestate per non essere al fronte..” 
L. Alessandrini

Il 25 Aprile – giorno della insurrezione generale nelle grandi città del nord indetta dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia – venne proclamato festa nazionale dal primo governo De Gasperi nel 1946.
Festa della Liberazione e della Resistenza, dall’alto valore simbolico di patrimonio culturale comune e di principi democratici condivisi, che purtroppo ci troviamo a vivere in una emergenza di lutto e grande dolore.
In realtà – tra governo centrale, regionale e partiti – nemmeno lutto e dolore sembrano poterci richiamare alla condivisione. Tanto meno nel giudizio sulla Memoria. Prima il Revisionismo con la presunzione di una lettura del fascismo senza pregiudizi ideologici, ora le “Politiche memoriali” col ricorso al populismo cosiddetto “storico”. Un far storia alla buona, a colpi di slogan, che trova cassa di risonanza nelle piazze al seguito. La memoria del passato manipolata nel presente e piegata allo spirito di parte.
I tempi terribili che stiamo vivendo, in cui forzatamente vengono rivalutate le competenze, rimandano per analogia alla serietà e all’approfondimento della ricostruzione storiografica.
E’ questa che ci ha restituito la memoria storica delle vicende che ora celebriamo e che hanno saputo portarci ad una morale di base comune L’insieme cioè di valori o principi ideali sui quali orientare la vita della nostra comunità. La democrazia appunto: una scelta netta tra valori opposti, diciamolo chiaramente, una scelta tra bene e male.
Chi ha combattuto per la democrazia merita rispetto e gratitudine. A chi ha combattuto per regimi totalitari lasciamo la pietà umana, ma, senza confusioni o equiparazioni, confermiamo la condanna delle idee e delle scelte.
Come ha detto il Presidente Mattarella: “La libertà non è un valore acquisito per sempre, ma va difesa e sviluppata. Il 25 aprile (di 75 anni fa) fu il momento fondante della nostra democrazia, che trova il fulcro in quella Costituzione in cui tutti devono riconoscersi e la cui tutela e salvaguardia deve essere oggetto di una azione costante anche culturale e politica.”

In tempi di “lockdown”, in cui ci viene richiesto un piccolo sacrificio per il bene di tutti, con Giuseppe Ungaretti ricordiamo il supremo sacrificio di pochi per la libertà di tutti:

“Qui vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tuttili avessero aperti
per sempre alla luce"

75 anniversario Festa della Liberazione e della Resistenza

Facebooktwitter