SPI CGIL Pesaro Urbino #SemprePiùInsieme – N.2

A PROPOSITO DI SPI

L’anno scorso, per il 1°Maggio, l’inno dei Lavoratori l’hanno cantato per noi Tiziana
Gasparini, Anna Tagliabue e Stefano Maimone.
Ve la offriamo, digitalmente, anche quest’anno.

I NOSTRI SERVIZI

Non abbiamo mai smesso di prenderci cura dei Tuoi bisogni

Oggi ancora di più, fornendoTi:

  • Verifica diritti inespressi
  • Attivazioni SPID
  • Prenotazione vaccinale
  • Stampa cedolino pensione e mod. OBIS/M
  • Tutela sui diritti della persona

I numeri delle pensioni nella provincia
di Pesaro – Urbino

Sono 117 mila le prestazioni pensionistiche e assistenziali attualmente erogate dall’INPS nella provincia di Pesaro Urbino, e di queste oltre 60 mila sono le pensioni di vecchiaia (pari al 51,5% del totale), 9 mila sono le pensioni di invalidità (8,2%), 22 mila le pensioni ai superstiti (19,1%), quasi 4 mila le pensioni/assegni sociali (3,3%) e 21 mila sono le prestazioni a invalidi civili (17,9%).
E’ quanto emerge dai dati dell’INPS sulle pensioni vigenti nel 2021 (escluse le gestioni dei lavoratori pubblici), elaborati dall’IRES CGIL Marche.

Dal 2017 il numero delle pensioni complessivamente erogate nella nostra provincia è diminuito del 3,1%, pari a circa 3.700 mila prestazioni in meno.

Nello stesso periodo si è notevolmente innalzata l’età media dei percettori delle pensioni di vecchiaia. Ciò è particolarmente evidente per coloro che sono stati lavoratori dipendenti: i pensionati con meno di 65 anni di età sono appena l’11,6% del totale, mentre coloro che hanno oltre 80 anni sono passati, in cinque anni, dal 33% al 36,1%.

L’importo medio delle pensioni vigenti nella provincia di Pesaro Urbino è di 811 euro lordi, con valori medi che variano dai 1.080 euro delle pensioni di vecchiaia ai 419 euro delle pensioni e assegni sociali.

L’importo medio delle pensioni di vecchiaia nella provincia è il più alto delle Marche (45 euro mensili in più della media regionale) ma di molto inferiore a quello nazionale ( -167 euro lordi).

Significativa è la differenza tra uomini e donne relativamente all’importo della pensione di vecchiaia: se i primi percepiscono 1.345 euro lordi, le donne arrivano a 746 euro, pertanto queste ricevono mediamente 598 euro in meno ogni mese (-44,5% rispetto agli uomini).

Nella provincia di Pesaro Urbino quasi 76 mila prestazioni pensionistiche, pari al 64,5% del totale, sono inferiori a 750 euro al mese: dunque, 2 pensionati su 3 percepiscono un importo che non consente loro di superare la soglia della povertà. Anche da questo punto di vista si confermano notevoli differenze di genere: gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 43,8% del totale, mentre per le donne tale percentuale sale al 80,1%.

Per Roberto Rossini, Segretario generale CGIL provinciale: “I dati testimoniano la necessità urgente di una riforma complessiva del nostro impianto previdenziale che dovrà prevedere la possibilità di accesso flessibile alla pensione, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la valorizzazione del lavoro di cura e del lavoro delle donne, che come si evince dai dati sono quelle più penalizzate.

Inoltre, è il momento di prevedere un meccanismo che tuteli le future pensioni dei giovani, in particolare coloro che hanno carriere discontinue con basse retribuzioni. E’ necessario garantire tutele continue nella discontinuità del lavoro, e a tal fine serve un sistema pensionistico che non solo assuma in modo strutturale un criterio di flessibilità, ma che lo applichi senza penalizzazioni alle categorie più esposte.”

“E’ necessario e urgente – commenta Loredana Longhin, segretaria generale SPI CGIL provinciale disegnare una riforma strutturale del sistema previdenziale che superi le attuali rigidità e che decorra dal gennaio 2022, alla scadenza di Quota 100”.

Per il sindacato la legge Fornero deve essere cambiata perché rigida e iniqua e perché al suo interno non lascia spazio alle nuove generazioni, le donne e men che meno a chi svolge lavori più gravosi.

Bisogna considerare che in questi anni è cambiato completamente il paradigma entro cui si muove il sistema previdenziale: si continua a ragionare come se fossimo nel sistema retributivo, mentre il fatto vero è che ormai per tutti è prevalente la componente contributiva.

Ci auguriamo che da questa pandemia tutti sappiamo trarre qualche insegnamento e che si determini una spinta a un cambiamento dell’attuale paradigma previdenziale.

Oggi più che mai serve garantire un maggiore potere d’acquisto per i pensionati e promuovere le adesioni alla previdenza complementare, come altro pilastro de sistema previdenziale”

Storia – Memoria – Attualità

Il senso del 27 marzo 1886 per il lavoro

di Stefano Massini

Era il 27 marzo 1886 e a Milano veniva eseguito per la prima volta l’Inno dei Lavoratori. Generazioni intere si sono riconosciute in quelle parole,le hanno vissute come un appello e un mantra, rispecchiando in esse il senso di una militanza, per cui rileggere i versi, a distanza di 135 anni, si presta inevitabilmente a una riflessione sul valore perso del lavoro, oggi divenuto più che mai un mero strumento di sopravvivenza piuttosto che una ragione d’esistenza quale era nel dettato del compositore del testo.
Là si parla di unità, di battaglie comuni, di un fronte coeso, e subito il pensiero corre alla giungla del precariato, ai call center, ai riders, alla selva dei contratti barbari senza garanzia alcuna, in cui ognuno è un cane sciolto ricattato in nome di “c’è la fila fuori”.Per di più a rendere stonato il ritornello “Il riscatto del lavoro”, c’è il dettaglio non marginale che nel 2021 contiamo mesi e mesi di sospensione sanitaria per intere categorie, una emergenza letta troppo spesso solo come disastro economico da ammortizzare con sussidi. E del ruolo etico del lavoro chi più si interessa? Del suo essere perno per una identità, del suo implicare un contributo alla comunità in cui si vive, nessuno fa più menzione. La professione coincide con la prestazione, scissa dal contesto e dalla socialità che invece il lavoro il lavoro reclama come elemento sostanziale. Ma niente, inutile insistere,proibito dire che la mancanza di lavoro non è solo assenza di stipendio, e che se togli alle api il loro faticare, lo sciame impazzirà, con tutto che non hanno buste paga. Per gli uomini non è così diverso, alla fine.

Inno dei lavoratori

Su fratelli, su compagne,
su, venite in fitta schiera:
sulla libera bandiera
splende il sol dell’avvenir.

Nelle pene e nell’insulto
ci stringemmo in mutuo patto,
la gran causa del riscatto
niun di noi vorrà tradir.

Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.

La risaia e la miniera
ci han fiaccati ad ogni stento
come i bruti d’un armento
siam sfruttati dai signor.

I signor per cui pugnammo
ci han rubato il pane,
ci han promessa una dimane:
la dima si aspetta ancor.

Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.

L’esecrato capitale
nelle macchine ci schiaccia,
l’altrui solco queste braccia
son dannate a fecondar.

Lo strumento del lavoro
nelle mani dei redenti
spenga gli odii e fra le genti
chiami il dritto a trionfar.

Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.

Se divisi siam canaglia,
stretti in fascio siam potenti;
sono il nerbo delle genti
quei che han braccio e che han cor.

Ogni cosa è sudor nostro,
noi disfar, rifar possiamo;
la consegna sia: sorgiamo
troppo lungo fu il dolor.

Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.

Maledetto chi gavazza
nell’ebbrezza dei festini,
fin che i giorni un uom trascini
senza pane e senza amor.

Maledetto chi non geme
dello scempio dei fratelli,
chi di pace ne favelli
sotto il pie dell’oppressor.

Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.

I confini scellerati
cancelliam dagli emisferi;
i nemici, gli stranieri
non son lungi ma son qui.

Guerra al regno della Guerra,
morte al regno della morte;
contro il dritto del del più forte,
forza amici, è giunto il dì.

Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.

O sorelle di fatica
o consorti negli affanni
che ai negrieri, che ai tiranni
deste il sangue e la beltà.

Agli imbelli, ai proni al giogo
mai non splenda il vostro riso:
un esercito diviso
la vittoria non corrà.

Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.

Se eguaglianza non è frode,
fratellanza un’ironia,
se pugnar non fu follia
per la santa libertà;

Su fratelli, su compagne,
tutti i poveri son servi:
cogli ignavi e coi protervi
il transigere è viltà.

Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.

Informazioni
Testo: Filippo Turati
esponente autorevole del socialismo italiano, che morirà
esule a Parigi nel 1932.

Musica: Amintore Galli
Nato a Perticara (allora provincia di Pesaro) nel 1845 e
combattente a Bezzecca (1866) con Garibaldi.

La prima esecuzione pubblica avvenne a Milano il 27 marzo 1886 nel salone del Consolato operaio in via Campo Lodigiano ad opera della Corale Donizetti.

Brevi cenni storici:

Il 1° Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione. “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” fu la parola d’ordine, coniata in Australia nel 1855 e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il 1° Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza.

1886: 1°maggio una manifestazione operaia a Chicago era stata repressa nel sangue “massacro di Haymarket” in cui morirono 11 persone.

1890: Il 1° maggio per la prima volta manifestazione simultanea in tutto il mondo.

1891: La festa dei lavoratori diventa permanente.

Il 1°Maggio durante il fascismo:
Nel nostro Paese il fascismo decise la soppressione del 1° Maggio. Durante il ventennio fu fatto coincidere con la celebrazione del 21 aprile, il cosiddetto Natale di Roma. Mentre la festa del lavoro assume una connotazione quanto mai “sovversiva”, divenendo occasione per esprimere in forme diverse (dal garofano rosso all’occhiello, alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alla riunione in osteria) l’opposizione al regime.

1945: Il 1° Maggio tornò a celebrarsi sei giorni dopo la Liberazione dell’Italia.

1947: L’eccidio di Portella della Ginestra
La pagina più sanguinosa della festa del lavoro venne scritta nel 1947 a Portella della Ginestra, dove circa duemila persone del movimento contadino si erano date appuntamento per festeggiare la fine della dittatura e il ripristino delle libertà, mentre cadevano i secolari privilegi di pochi, dopo anni di sottomissione a un potere feudale. La banda Giuliano fece fuoco tra la folla, provocando undici morti e oltre cinquanta feriti.
La Cgil proclamò lo sciopero generale e puntò il dito contro “la volontà dei latifondisti siciliani di soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori”.
La strage di Portella delle Ginestre, secondo l’allora ministro dell’Interno, Mario Scelba, chiamato a rispondere davanti all’Assemblea Costituente, non fu un delitto politico. Ma nel 1949 il bandito Giuliano scrisse una lettera ai giornali e alla polizia per rivendicare lo scopo politico della sua strage. Il 14 luglio 1950 il bandito fu ucciso dal suo luogotenente, Gaspare Pisciotta, il quale a sua volta fu avvelenato in carcere il 9 febbraio del 1954 dopo aver pronunciato clamorose rivelazioni sui mandanti della strage di Portella.

Il 1° Maggio oggi:
Le profonde trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini, la progressiva omogeneizzazione delle abitudini hanno profondamente cambiato il significato di una ricorrenza che aveva sempre esaltato la distinzione della classe operaia. Il modo di celebrare il 1 maggio è quindi cambiato nel corso degli anni. Da diversi anni Cgil, Cisl, Uil hanno scelto di celebrare la giornata del 1 Maggio promovendo una manifestazione nazionale dedicata.

E’ diventato un appuntamento anche il tradizionale concerto rock che i sindacati confederali organizzano in piazza San Giovanni a Roma.

1° Maggio 2021
CGIL, CISL, UIL
“L’Italia Si Cura con il Lavoro”

L’Italia Si Cura con il lavoro’, questo lo slogan scelto da Cgil, Cisl e Uil per l’edizione 2021 del Primo maggio, festa dei lavoratori, che anche quest’anno sarà caratterizzata, purtroppo, dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19.

“In una fase difficile della vita del Paese – fanno sapere Cgil, Cisl e Uil – in cui c’è bisogno di ripartire nel segno dell’unità, della responsabilità e della coesione sociale, vogliamo ribadire unitariamente il valore della centralità del lavoro, per ricostruire su basi nuove il nostro Paese ed affrontare con equità e solidarietà le gravi conseguenze economiche e sociali della pandemia”.

Tre gli eventi sindacali che le Confederazioni hanno organizzato per la giornata del Primo maggio 2021, che si svolgeranno presso alcuni luoghi simbolici del mondo del lavoro del nostro Paese e vedranno la presenza dei tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, sarà all’acciaieria AST di Terni; il segretario generale della CISL, Luigi Sbarra, sarà all’Ospedale dei Castelli in località Fontana di Papa in provincia di Roma e il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sarà davanti alla sede Amazon di Passo Corese, in provincia di Rieti. I collegamenti andranno in onda, a partire dalle ore 12.15, nel corso di una edizione straordinaria del TG3 dedicata alla Festa dei Lavoratori.

Nel pomeriggio, a partire dalle ore 16.35 fino alle 24 (con una interruzione dalle 19 alle 20), sempre su Rai Tre sarà possibile seguire in diretta l’edizione straordinaria del Concertone del Primo Maggio condotto da Ambra Angiolini e Stefano Fresi. Nel corso della serata sono previsti gli interventi dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil e le testimonianze di nove tra lavoratrici, lavoratori e pensionati, oltre al contributo musicale di numerosi artisti.

L’hashtag della giornata sarà #1M2021

ARRIVEDERCI AL PROSSIMO NUMERO!!!

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SPI CGIL Pesaro Urbino #SemprePiùInsieme

A PROPOSITO DI SPI

Questi lunghi mesi di restrizioni e isolamento dovuti alla pandemia hanno sterilizzato i rapporti sociali e ci hanno fatto riflettere su quanto sia importante trovare modi alternativi per comunicare e tener vivo quel sentimento di collettività e appartenenza.
Per questo abbiamo deciso di scrivere questo “Giornalino” per raccontarvi quello che lo Spi sta facendo e continuerà a fare per rappresentare le esigenze degli anziani ma anche delle nuove generazioni.

IL PUNTO SULLA CAMPAGNA VACCINALE

Quello che sta succedendo in questi giorni sulla somministrazione dei vaccini agli anziani ultra ottantenni è davvero troppo.
Lo Spi è seriamente preoccupato per come si sta involvendo la situazione vaccinale.
Si è davvero passato il limite, non si può trattare in questo modo le persone, e a maggior ragione quelle che hanno bisogno di più protezione e tutela.
Sono giorni ormai che apprendiamo delle disfunzioni legate alla logistica per l’inoculazione dei vaccini.
Noi l’avevamo già denunciato, che così, come era stato approntato, il piano vaccinale non andava incontro alle esigenze degli anziani.
Le scene che abbiamo visto in questi giorni, con gli assembramenti che si sono creati davanti al Centro Monaldi di Pesaro perché le dosi previste non erano ancora arrivate e si è lasciato aspettare gli anziani all’aperto per ore, non si devono più ripetere.

E’ stato uno spettacolo di cui tutti avremo fatto a meno, dopo tutto quello che in questi mesi hanno sofferto gli anziani chiusi nella solitudine ad aspettare un vaccino.

E’ inaudito quello che sta succedendo, non si fanno altro che sommare disfunzioni a disfunzioni, e tutto sulla pelle delle persone più deboli.
Sapevamo tutti che questa sarebbe stata la più grande campagna di vaccinazione di massa e ci siamo arrivati nelle condizioni peggiori, senza avere una programmazione seria e ponderata. Si poteva fare meglio? Sicuramente averebbero potuto studiare e organizzare una logistica migliore, avrebbero potuto essere più celeri nel trovare un accordo con i medici di base per vaccinare le persone fragili.
Sono mesi che chiediamo chiarimenti sull’organizzazione della vaccinazione, e ancora oggi assistiamo a scene indecorose.
Alla politica chiediamo un cambio di passo chiaro e deciso, la nostra Regione è tra quelle che ha vaccinato di. meno, segno che esistono delle evidenti difficoltà organizzative, ci auguriamo che si recuperi velocemente
I giorni scorsi, in un incontro con i consiglieri regionali di minoranza, abbiamo spiegato le difficoltà che vivono i nostri anziani e l’urgenza di dare impulso alla campagna vaccinale. Perché anche quando arriveranno i vaccini i nodi da risolvere sono ancora molti: è necessario trovare altri punti vaccinali, è necessario trovare personale disponibile a farli i vaccini, quelli che sono attualmente disponibili non sono sufficienti. E ancora l’accordo con i medici di base, così come è stato fatto non è sufficientemente adeguato.

I NOSTRI NUOVI SERVIZI

S.O.S. VACCINI
TI SERVE AIUTO? RIVOLGITI ALLO SPI – CGIL

E’ una corsa contro il tempo, quella dei vaccini, e si sa che per correre bisogna avere delle buone gambe, per questo è necessario fare presto e fare bene.

Dobbiamo dircelo con grande chiarezza e franchezza: ogni giorno, ora o minuto perso ha una diretta e drammatica conseguenza in termini di vite umane, in particolare nella categoria degli anziani e delle persone fragili.
Tuttavia, non sfugge a nessuno che proprio la popolazione più anziana è quella che ha la maggior difficoltà a destreggiarsi con gli strumenti tecnologici.

Come sindacato dei pensionati ci siamo messi a disposizione collaborando per la campagna vaccinale più grande della storia. Di fronte al più grande sforzo collettivo a cui siamo tutti chiamati nel Paese, il sindacato pensionati sta facendo la sua parte.

Lo Spi , e la Cgil hanno un’organizzazione molto radicata in tutto il territorio provinciale, che ci permette di offrire un’informazione diffusa e capillare.

Per questo abbiamo deciso di avviare uno “sportello” dedicato per aiutare, per offrire un consiglio a chi ne ha bisogno per la prenotazione vaccinale.

Solo se sapremo collaborare tutti insieme riusciremo a centrare l’obbiettivo, ma soprattutto potremo restituire fiducia e serenità ai nostri anziani e cittadini, che sono duramente provati da mesi di emergenza sanitaria, di crisi sociale ed economica senza precedenti.

A TUTTO SPID …
UN NUOVO SERVIZIO PER NUOVI BISOGNI

Se c’è una cosa che ci ha insegnato la pandemia è che non torneremo indietro rispetto l’utilizzo della tecnologia.

L’isolamento imposto dalla pandemia è stato difficile per tutti, e in questo periodo molti anziani sono riusciti a rimanere in contatto con il mondo esterno, proprio grazie all’uso degli strumenti tecnologici ed informatici che nei fatti si sono rivelati di grande aiuto.

Però è anche vero che non siamo tutti uguali e che le tecnologie, dagli smartphone ai social media, non sono di facile utilizzo per tutti.

Allora per venire incontro anche alle esigenze di chi non ha ancora molta dimestichezza con la tecnologia, il Sindacato Pensionati ha deciso di fornire consulenza ed assistenza per l’attivazione dello Spid strumento diventato ormai indispensabile per poter accedere ai vari servizi della pubblica amministrazione come per esempio Inps, servizi sociali, servizi anagrafe.

Lo Spid che letteralmente significa SISTEMA PUBBLICO DI IDENTITA’ DIGITALE diventerà sempre più necessario per svolgere le azioni della nostra attività quotidiana.

Per il Sindacato è importante che anche i pensionati possano beneficiare dei vantaggi offerti dalla tecnologia, per questo abbiamo pensato di dare vita a questo servizio, per dare una tutela globale alle esigenze degli anziani, per non lasciare indietro nessuno a partire dalle persone più deboli.

SPORTELLO DIRITTI INESPRESSI
LA PENSIONE RITROVATA

Sono chiamati “diritti inespressi”, si tratta di quelle prestazioni previdenziali dell’Inps alle quali un pensionato non sa di aver diritto. Si tratta delle maggiorazioni sociali, gli assegni al nucleo familiare, la quattordicesima le integrazioni al minimo; sono qulle prestazioni che i pensionati spesso non richiedono, ma alle quali hanno diritto e che l’Inps non riconosce in automatico.

Per poterne godere bisogna richiederle, ma accade che anche i pensionati non sempre ne siano a conoscenza. Così non si chiedono.

Si finisce quindi per perdere un sostegno economico, magari, fondamentale per la vita quotidiana, soprattutto in questo momento di pandemia.

Lo Spi – Cgil ha lanciato una campagna proprio per recuperare questi diritti inespressi.

Per lo Spi – Cgil di Pesaro e Urbino, questa è una battaglia di civiltà.

In questo progetto ci avvaliamo del prezioso contributo di operatori esperti, che opereranno in stretta collaborazione con il patronato Inca della Cgil.

Sia che si tratti di richieste di riconoscimento di cifre sostanziose, o di richieste più esigue, per lo Spi – Cgil sono pur sempre diritti. Perché rinunciarvi?

Per tutte le informazioni che desideri puoi contattare direttamente il Sindacato Pensionati piu’ vicino a te

PER SAPERNE DI PIU’ E PER FAR VALERE I TUOI DIRITTI VIENI A TROVARCI NELLA SEDE PIU’ VICINO A TE E TROVERAI UNA RISPOSTA QUALIFICATA AI TUOI PROBLEMI

6 ANNI DI ESPERIENZE COLLETTIVE
SULLA STORIA E LA MEMORIA

Siamo partiti con una grande motivazione qualche solida convinzione. Abbiamo cercato di sistemare innanzi tutto l’archivio storico e la biblioteca. Nel 2015 abbiamo deciso di parlare di una figura forte del movimento operaio pesarese e del movimento delle donne: Adele Bei, dirigente sindacale delle tabacchine e antifascista rigorosa, una delle 21 donne che fecero la nostra Costituzione tra il ’46 e il ’48. Era nata a Cantiano. Abbiamo quindi promosso la conoscenza della sua storia della sua vita, abbiamo registrato le testimonianze di tabacchine e boscaioli, abbiamo visitato musei del tabacco e luoghi particolari legati a quelle vicende.

Ci siamo così trovati con un quarto carattere fondamentale: la ricostruzione di una vicenda storica con la partecipazione attiva di un centinaio di pensionate e pensionati che hanno partecipato, hanno conosciuto, cantato, recitato, letto, discusso.

Nel 2016 abbiamo cercato di fare di più e meglio: abbiamo costruito una serata al Teatro della Fortuna di Fano per parlare di Marcinelle, 8 agosto ’56, a 60 anni esatti dalla tragedia. Un libro che ricostruisse la emigrazione pesarese del dopoguerra nelle miniere del Belgio; il coro fanese “Canta che ti passa”a cui si erano aggiunti tanti quadri ed operatori sindacali; i ricordi delle mogli e delle famiglie di quegli sfortunati lavoratori; documentari di grande qualità, testi letterari, immagini, tra cui – indimenticabile – il ragazzo con il pettirosso che Simone Massi – grafico apprezzato a livello internazionale – ha fatto per noi: sono stati questi gli strumenti con cui abbiamo cercato di raccontare una vicenda così lontana dai problemi della nostra società nell’agosto del 2016.

Il Teatro della Fortuna era stracolmo, la gente nostra ma anche semplici cittadini ci hanno detto di apprezzare la lettura storica proposta: è il lavoro che costruisce i valori nelle nostre società; sono i minatori che hanno sostenuto e permesso la ricostruzione del dopoguerra, il miracolo economico e anche la ricchezza attuale delle nostre terre che da esportatrice di mano d’opera oggi è diventata terra ospitale (e magari non sempre) per donne e uomini che a loro volta in Italia cercano lavoro.

Abbiamo continuato quindi utilizzando ancora quello schema organizzativo: la storia, la memoria, il lavoro, la partecipazione di massa alla ricostruzione e alla comunicazione con i più diversi strumenti.

Ci siamo fatti aiutare da storici di qualità (che cos’è la storia, cos’è la memoria, e la storia “orale” …?). Abbiamo imparato che il coro non è solo un modo per comunicare, in musica e in forma attiva; il coro è anche una comunità che può esprimere solidarietà: una signora irachena e una moldava hanno cantato con noi per narrare il contributo delle insegnanti alla costruzione della scuola di massa alla fine degli anni ’60; a Fermignano, abbiamo cantato per il 25 aprile del 2019 invitando esplicitamente alla festa della libertà dell’Italia anche lavoratori stranieri, che apprezzano e difendono la libertà conquistata nel ’45 nel territorio nazionale e per tutti coloro che lo vivono.

Il Covid ancora ci blocca e ci impedisce. Ma siamo pronti a riprendere, cercando prima di tutto l’entusiasmo vostro.

Sarà sempre nostra convinzione che se vogliamo imparare qualcosa dalla storia la dobbiamo conoscere, praticare, percorrendo insieme i sentieri della ricerca rigorosa e sapendo comunicare all’intera società le convinzioni che abbiamo consolidato.

ARRIVEDERCI AL PROSSIMO NUMERO!!!

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