Replica della segretaria generale Cgil Simona Ricci all’articolo del Carlino Pesaro.

Sul Resto del Carlino di Pesaro del 12 settembre nel titolo di prima pagina “La crisi del sindacato“, è stato rilanciato un articolo di QN apparso il 10 settembre scorso dove si commenta una indagine di Demoskopica su dati già smentiti da Cgil nazionale , ma con dati sbagliati e non confrontabili tra loro.

Nella infografica (pubblicata nell’edizione pesarese) confrontando con dati diversi di Cisl e Uil, si è prodotto un quadro confuso e incomprensibile dei dati sul tesseramento delle tre organizzazioni e non corrispondenti, almeno nel caso della Cgil, all’effettiva evoluzione del dato relativo agli iscritti alla Cgil. Tutto questo nonostante durante l’intervista (pressoché fedelmente riportata in seconda pagina), si sia dato conto e spiegazione di tutti i dati.


Facciamo un po’ di chiarezza:


– la Cgil è l’unica organizzazione sindacale a pubblicare fedelmente e da tempo sul proprio sito i dati del tesseramento e dei propri bilanci.

Quindi tutto è facilmente verificabile sul sito. Va ricordato, peraltro, che è cominciato anche il processo di certificazione pubblica degli iscritti (a cura dell’Inps), a seguito degli accordi sindacali nazionali di questi anni con le controparti datoriali e il ministero del Lavoro (processo che deve riguardare anche le associazioni datoriali che però, ad oggi, non è ancora partito);

– dai dati contenuti nel sito è facilmente verificabile che la Cgil di Pesaro Urbino ha chiuso il tesseramento 2017 con 48.811 iscritti complessivi, di cui 21.627 lavoratori attivi e disoccupati e 27.184 pensionati.

Il dato pubblicato dal Carlino: “36.000 tessereè quello di partenza di inizio anno, 1/1/2017, costituito dalle deleghe di lavoratori e pensionati iscritti con trattenuta in busta paga o in pensione, ai quali vanno aggiunte in corso d’anno le circa 12mila nuove iscrizioni di persone che per la prima volta si iscrivono alla Cgil, andando così a rinnovare per circa un quarto del totale degli iscritti di fine anno la nostra base associativa.

Un dato che dà conto, e che la stampa dovrebbe tenere presente, della vitalità della Cgil e della volontà delle persone di rivolgersi alla nostra organizzazione che resta un punto di riferimento importantissimo nel nostro territorio provinciale;

– quasi 50mila iscritti su un territorio di 360mila abitanti, quasi 22mila iscritti attivi su poco meno di 114mila lavoratori dipendenti di tutti i settori (146mila gli occupati dipendenti e autonomi), significano un tasso di sindacalizzazione per la Cgil provinciale superiore sia alla media regionale che a quella nazionale;

– la perdita, nei tre anni presi in considerazione dalla ricerca 2015 – 2017, di 738 iscritti tra i lavoratori attivi e di 572 iscritti pensionati ( i dati sono sul sito e quindi facilmente verificabili, determinati per “teste” e non per deleghe sindacali in quanto le cosiddette Spi provvisorie sono iscrizioni su delega di pensionati percettori di più pensioni), risulta evidentemente essere una perdita risibile, anche se ad essa guardiamo con tutta l’attenzione che merita, di fronte al crollo di 16mila occupati nel triennio preso in esame, e al sostanziale blocco delle uscite pensionistiche determinato dalla Riforma Fornero.

Se si facesse il conto del tasso di sindacalizzazione sugli occupati dipendenti pre crisi e post crisi, passati da 125.842 (anno 2009) a 113.897 nel 2017, vedremmo come il tasso di sindacalizzazione si proporzionalmente aumentato. Il dato riportato dal Carlino (meno 2600 iscritti complessivi) si riferisce al quadriennio 2014-17 e non al triennio 2015-17.

Oltre i numeri assoluti, molto da aggiungere ci sarebbe sulla qualità dell’occupazione nel nostro territorio e non solo, la ripresa economica infatti, dopo il crollo degli occupati dipendenti nel 2015 arrivato a 102.185 unità, ha creato prevalentemente occupazione precaria (soprattutto a termine e in somministrazione) e chiunque dovrebbe comprendere quanto sia difficile per un precario o una precaria, nonostante la volontà espressa del sostegno sindacale, iscriversi con delega aziendale ad un sindacato.
La crisi economica e le riforme fatte contro i lavoratori, a partire dal Jobs Act, hanno indebolito fortemente i rapporti di forza all’interno delle aziende, tanto che, in alcuni casi, oggi è difficile anche fare un’assemblea sindacale in orario di lavoro, come prevede lo Statuto dei Lavoratori.
Per certi versi sembra davvero un salto indietro nel tempo.

Infine, è scorretto il raffronto con i dati delle altre organizzazioni sindacali, Cisl e Uil, per le quali in un caso viene fatto un confronto a livello regionale (Uil Marche), nell’altro, per la Cisl, un confronto solo per la categoria dei pensionati e a livello regionale. Mentre per quanto riguarda la Cgil viene fornito un dato errato e in numero assoluto, per Cisl e Uil i dati forniti sono solo relativi agli incrementi e alle diminuzioni.

Riteniamo che questo tipo di informazione alla cittadinanza generi una percezione della realtà distorta, tutta tesa a determinare una teoria per la quale il sindacato (senza distinzione alcuna) sarebbe in crisi di rappresentanza e quindi, per i sostenitori di tale tesi, sia inutile, superfluo, superato.
I nostri iscritti, evidentemente, pensano il contrario

Simona Ricci, segretaria generale Cgil Pesaro Urbino

Pesaro, 12 settembre 2018


Gli articoli pubblicati su “Il Resto del Carlino” (Pesaro) del 12/09/2018



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