PESARO, 23 aprile 2021 – Lo sfruttamento dei lavoratori e in particolare il fenomeno del caporalato è stato analizzato in profondità nel confronto trasmesso ieri pomeriggio in videoconferenza organizzato dalla Cgil di Pesaro e Urbino per accendere di nuovo una luce, altre nuove luci, su un fenomeno assolutamente trasversale, pervasivo, nascosto e legato a stereotipi. Una narrazione distorta che deve essere cambiata perché le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle

attività economiche del nostro territorio, ne determinano forme e modalità diverse ma allo stesso tempo altrettanto allarmanti. La CGIL è impegnata a livello nazionale e nei singoli territori come il nostro a svolgere la sua parte per contrastarlo come ad esempio nel caso giunto a sentenza della Cassazione del 2018 sulla vicenda dei lavoratori dei cantieri per la costruzione della terza corsia della A14. La vicenda processuale è stata illustrata dall’avvocatopenalistadel Foro di Pesaro Nicola Maria Ciacci, che collabora con la Cgil la quale si era costituita parte civile nel processo.

Così come in un altro procedimento giudiziario che è ancora in corso e che attiene allo sfruttamento di lavoratori di nazionalità pakistana ad opera di propri connazionali.

 Una vicenda molto complessa per l’omertà, almeno nella fase iniziale delle indagini, che è l’espressione della paura di denunciare lo sfruttamento in ragione delle possibili e concrete pericolose conseguenze.

La legislazione penale ha fatto un notevole passo avanti grazie anche alle necessarie rivolte di braccianti stranieri contro atti di violenza, campagne di mobilitazione dei lavoratori sfruttati e dei sindacati e l’impegno di diversi politici affinché in Italia per il caporalato venisse istituita la fattispecie di reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”.

Da quel momento in poi è stato possibile perseguire penalmente per un reato specifico i responsabili dello sfruttamento dei braccianti agricoli o dei muratori, i cosiddetti “caporali”, ma anche le aziende o i singoli datori di lavoro. 

Il primo punto di rottura sono state le rivolte dei braccianti del 2010 e del 2011, seguite dall’approvazione della legge del 2011 e dalla riforma del reato previsto dall’articolo 603 bis del codice penale, poi riformato nel 2016.

L’azione del sindacato nel costituirsi parte civile è stata affrontata da Luciano Silvestri (responsabile dell’ufficio Legalità e sicurezza della Cgil nazionale). E’ molto importante per la tutela delle vittime del caporalato e per conoscere i tanti aspetti del fenomeno a tutti i livelli. Il ruolo della Cgil e di tutte le sue categorie è cercare, indagare, alzare le antenne e capire attraverso il dialogo e la presenza nei luoghi di lavoro. Queste persone non verranno nei nostri uffici a denunciare il reato, ha sottolineato, siamo noi che dobbiamo captare certi segnali e poi aggredire il fenomeno con tutti gli strumenti a disposizione e la sinergia del lavoro di forze dell’ordine, magistratura, sindacati e organizzazioni per la tutela della legalità.

A questo proposito è stata ricordata l’attività svolta nella Fattoria della Legalità di Isola del Piano, dove i beni confiscati sono stati messi a disposizione della collettività e ogni anno lì si organizzano campi estivi per gli studenti per una formazione e una cultura della legalità. A causa della pandemia lo scorso anno e anche nel 2021 probabilmente, queste attività importanti nel quadro complessivo dei mezzi di prevenzione del fenomeno sono ferme.

Ma il ruolo formativo e culturale nel contrasto alla criminalità organizzata è fondamentale come sottolineato dal coordinatore di Libera provinciale Peppe Puntarello e da Peppino Paolini presidente della Provincia e sindaco di Isola del Piano, che tanto si è battuto per l’utilizzo di questo bene confiscato alla criminalità e per acquisirlo a patrimonio di una cultura solida di contrasto alle mafie.  Anche il ruolo dell’Ispettorato del Lavoro non può prescindere da un lavoro di rete sia tra istituzioni sia tra associazioni per intervenire con maggiore rapidità svolgendo un’azione di controllo supportata da tutti. Lo ha spiegato il dott. Antonio Vincenzo Alessi responsabile vigilanza Ispettorato del Lavoro di Pesaro Urbino.

Ha moderato la discussione Silvia Cascioli, segretaria confederale Cgil Pesaro Urbino e ha introdotto la discussione il segretario generale della Cgil Pesaro Urbino Roberto Rossini che ha posto l’accento sulla convinzione errata di un fenomeno che sarebbe presente soltanto nel Sud del Paese, vittime i braccianti agricoli, soprattutto extracomunitari. Una narrazione parziale e incompleta che deve essere cambiata. E la Cgil vuole continuare a tenere questa luce accesa sul fenomeno sempre più pervasivo e contrastarlo senza sosta.  

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