Manifestazione in piazzale Collenuccio sabato 10 novembre dalle ore 17 alle ore 19

C’è anche Pesaro tra le “Dieci, cento, mille piazze per fermare il Disegno di Legge Pillon”.

Sabato prossimo, 10 novembre, in piazzale Collenuccio, dalle 17 alle 19, numerose associazioni manifesteranno contro la proposta di legge del senatore leghista Pillon sulla revisione delle norme in materia di separazione, divorzio e affido dei minori.

E’ un contestatissimo disegno di legge che ha scatenato la reazione in tante città del paese che hanno scelto il 10 novembre per una mobilitazione generale che coinvolga donne e uomini della società civile, del mondo dell’associazionismo e del terzo settore, ordini professionali e sindacati, tutti i cittadini che ritengono urgente in questa complessa fase politica ripristinare la piena agibilità democratica e contrastare la crescente negazione dei diritti e delle libertà a partire dalla libertà delle donne.

“Una legge che ci porta indietro di 50 anni e intende trasformare le vite degli ex coniugi e dei loro figli e figlie, -scrivono gli organizzatori – in un percorso a ostacoli, che a parole vorrebbe conciliare i loro problemi, ma di fatto crea maggiori contrasti, imponendo regole che stravolgerebbero la vita proprio di quei figli che vorrebbe tutelare. L’iniziativa legislativa mira, infatti, a ristabilire il controllo pubblico sui rapporti familiari e nelle relazioni attraverso interventi disciplinari, con una compressione inaccettabile dell’autonomia personale dei singoli e delle singole”.

A Pesaro la manifestazione di sabato prossimo è stata organizzata da diverse associazioni quali: UDI Pesaro (Unione donne in Italia), Cgil e Spi Cgil Pesaro Urbino, Percorso Donna, Casa delle Donne Pesaro, Fidapa, Arci Pesaro Urbino e Arcigay Pesaro Urbino.
Aderiscono inoltre: Biblioteca Archivio Bobbato, le donne del Pd e quelle di Liberi e Uguali.

“Diciamo NO alla MEDIAZIONE OBBLIGATORIA – scrivono gli organizzatori – perché la mediazione ha come presupposto la scelta volontaria delle parti e relazioni simmetriche non segnate dalla violenza. Nella proposta Pillon, l’obbligo di mediazione viola apertamente il divieto previsto dall’art. 48 della Convenzione di Istanbul, mette in pericolo le donne che fuggono dal violento, oltre a generare uno squilibrio tra chi può permettersi questa spesa e chi non può perché non è previsto il patrocinio per i meno abbienti.

NO all’imposizione di tempi paritari, alla doppia domiciliazione/residenza dei minori, che comportano la divisione a metà dei figli considerati alla stregua di beni materiali. Il principio della bigenitorialità, così applicato, lede il diritto dei minori alla stabilità, alla continuità, ed alla espressione delle loro esigenze e volontà, riportando la genitorialità al concetto della potestà sui figli anziché a quello della responsabilità, già acquisito in sede europea e italiana come principio del rapporto genitori/figli.

NO anche al mantenimento diretto perché presuppone l’assenza di differenze economiche di genere e di disparità per le donne nell’acceso alle risorse, nella presenza e permanenza sul mercato del lavoro, nei livelli salariali e nello sviluppo della carriera.   Cancellare l’assegno di mantenimento a favore dei figli dà per scontato che ciascun genitore sia nella condizione di dare al figlio pari tenore di vita. Ciò nella maggioranza dei casi non è vero, come i dati Istat confermano. La disparità di capacità economiche dei genitori comporterà una disparità di trattamento dei figli quando saranno con l’uno o l’altro genitore.

Diciamo NO al PIANO GENITORIALE perché incrementa le ragioni di scontro tra i genitori e pretende di fissare norme di vita con conseguenti potenziali complicazioni nella gestione ordinaria della vita dei minori. Non si possono stabilire in via preventiva quali saranno le esigenze dei figli, che devono anche essere differenziate in base alla loro età e crescita. Il minore con il DDL Pillon diventa oggetto e non soggetto di diritto.

Diciamo NO all’introduzione del concetto di ALIENAZIONE PARENTALE proposta dal Ddl che presuppone esservi manipolazione di un genitore in caso di manifesto rifiuto dei figli di vedere l’altro genitore, con la previsione di invertire il domicilio collocando il figlio proprio presso il genitore che rifiuta. E conseguente previsione di sanzioni a carico dell’altro che limitano o sospendono la sua responsabilità genitoriale.

Si contrasta così la possibilità per il minore di esprimere il suo rifiuto, avversione o sentimento di disagio verso il genitore che si verifichi essere inadeguato o che lo abbia esposto a situazioni di violenza assistita”.

Pesaro, 8 novembre 2018

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