Il commento della segretaria generale Cgil provinciale Simona Ricci.
Le medie elaborate  dall’Ires Cgil Marche sulla base dei dati Istat.


Occupati
Sono 140mila gli occupati nelle Marche nel 2015 (80mila uomini e 60mila donne): 3mila in agricoltura, 33mila nell’industria, 12mila nelle costruzioni e 92mila nei servizi.
Rispetto al 2014 il numero di occupati è diminuito del 3% (-0,1% media regionale, + 0,8 media nazionale): -4,7% gli uomini e -0,7% le donne.
I lavoratori dipendenti sono 102mila e rispetto al 2014 risultano in calo del 3,1%; i lavoratori autonomi  (38mila unità) diminuiscono del 2,6%.

Tra i lavoratori dipendenti gli unici per i quali si registra un aumento rispetto ai valori del 2014 sono quelli occupati nei servizi (+6,4%); negli altri settori gli occupati diminuiscono: -16,7% nell’industria, -18,8% nelle costruzioni, -19,8% in agricoltura.
Il tasso di occupazione nel 2015 è pari al 59,9% (62,1% media regionale, 61,4% media centro Italia), in calo sul 2014.
Permane il divario tra il tasso di occupazione maschile (68,5%, in calo sul 2014) e femminile (51,4%, in leggero calo sul 2014).
Entrambi gli indicatori per la provincia di Pesaro e Urbino si attestano su livelli inferiori alla media regionale.

Persone in cerca di occupazione
Sono 18mila le persone in cerca di occupazione nel 2015, il 20,5% in più rispetto al 2014 (-1,6% media regionale).
Le donne disoccupate sono 8mila (45,9% del totale) e risultano essere lo 0,3% in più rispetto al 2014 (variazione media nazionale, -8,1%); per gli uomini, al contrario, il numero di quelli in cerca di occupazione aumenta del 45,5 (variazione media regionale +5,5%).
Nel 2015 il tasso di disoccupazione è pari all’11,6% (9,9% media regionale): 12,3% per le donne (11,1% Marche) e 10,9% per gli uomini (9% Marche).
Per i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni il tasso di disoccupazione è del 34,6%, superiore alla media nazionale del 32%, con un calo di cinque punti percentuali rispetto al valore 2014 (39,5%).
Come per la media regionale, le giovani scontano un tasso di disoccupazione superiore a quello dei coetanei maschi: 38,4% contro 31,9%; per i maschi, rispetto al 2014, il tasso di disoccupazione è in aumento mentre per le femmine si registra un calo.
Il tasso di inattività è pari al 32,1%, in lieve aumento rispetto al 2014 (31,9%): 22,9% per gli uomini (22,8% nel 2014) e 41,3% per le donne (41% nel 2014).
Il tasso di inattività totale, femminile e maschile, sono più alti delle corrispondenti medie regionali.

MercatoLavoro2015_CgilPUIl dettaglio dei dati (clicca qui)

Il commento di Simona Ricci, segretaria generale Cgil provinciale:
“Lo avevamo detto, era molto più di una sensazione, per noi che quotidianamente facciamo questo mestiere, ora i dati Istat 2015 lo certificano: la provincia di Pesaro Urbino sta sprofondando e si sta allontanando sempre di più dalle altre provincie marchigiane e dal resto d’Italia.

Simona_Ricci

La struttura produttiva locale, decimata dalla crisi, non ha retto e quasi in un sol colpo, finiti gli ammortizzatori sociali, i cui criteri di erogazione, dopo il Jobs Act sono diventati più restrittivi per lavoratori e imprese, chiude, fallisce, licenzia. In questo senso i dati, clamorosamente negativi del nostro territorio, certificano il fallimento delle strategie politiche, amministrative e della maggior parte delle imprese che sono state seguite sin qui.

Bassa qualità del prodotto e del valore aggiunto, una competizione al ribasso, anche e soprattutto per ciò che riguarda il lavoro, hanno portato questo territorio al capolinea.

Poche si salvano e, guarda caso, solo quelle che hanno puntato sulla qualità dei prodotti, del lavoro e sul dialogo con il sindacato e i lavoratori, si salvano quelli che scelgono il lavoro regolare, non i vouchers quelli che hanno a cuore l’impresa e chi ci lavora.

Le altre province hanno agganciato quel minimo di ripresa che si è vista, noi, evidentemente, no.
E’ finita anche la propaganda degli scorsi mesi, ogni qualvolta qualcuno si esercitava a descrivere gli effetti del Jobs Act e della generosa decontribuzione prevista per le assunzioni a tempo indeterminato, noi, al contrario, partiamo dalla realtà, da un’impietosa realtà.
Un fallimento, un costosissimo fallimento.

Anche il raffronto con altre aree del paese è impietoso: nelle regioni del centro Italia gli occupati crescono dell’0,8%, da noi crollano del 3%, 4300 posti di lavoro cancellati in un solo anno, ed è il lavoro dipendente ad avere la peggio.
Nell’industria è una vera e propria strage, meno 16,7% in un solo anno, meno 30,2% dal 2008 al 2015, un terzo di occupati in meno, un calo doppio rispetto alla media marchigiana, più che triplo rispetto alle regioni del centro, 5 volte tanto la media italiana. 3100 disoccupati totali in più in un solo anno, con un incremento del 20,5%, mentre nel resto delle Marche i disoccupati diminuiscono del 1,6%, nel centro Italia diminuiscono del 6,2%. Un esercito di 10.000 disoccupati in più rispetto al 2008.

Siamo dentro una vera e propria emergenza, forse è già troppo tardi: il tardivo riconoscimento di area di crisi da parte della Regione Marche per il nostro territorio arriva a dicembre 2015, a desertificazione produttiva oramai avvenuta.
Va detto che nel febbraio 2013, addirittura, lanciammo un appello alla Provincia, alla Regione e ai parlamentari affinché fosse riconosciuto lo stato di area di crisi complessa all’intero territorio ma il nostro appello cadde nel vuoto.
Bisognerebbe avere almeno la sincerità e il senso di responsabilità di riconoscere che, forse, tragicamente, avevamo ragione.
Ora è tempo di agire, insieme, istituzioni e parti sociali. La realtà, prima o poi, presenta sempre il conto”.

Facebooktwitter