Di Simona Ricci

Quest’anno il 1° maggio di CGIL CISL UIL si terrà a Pozzallo, in provincia di Ragusa, con un imperativo che, per noi, è sostanza dell’agire quotidiano: “La solidarietà fa la differenza: integrazione, lavoro, sviluppo. Rispettiamo i diritti di tutti, nessuno escluso”. Una inclusione nei confronti dei migranti che non vogliamo trascurare.

Di fronte al balbettio diffuso delle istituzioni e della politica, nazionale ed europea su questi temi, ancora una volta nel paese le forze sociali e i mille volti del volontariato laico e cattolico, assieme alle forze dell’ordine, anch’esse spesso lasciate sole, al di là dei proclami, di fronte alle emergenze, come quella gravissima dei rifugiati e dei migranti in generale, sono l’unico punto di riferimento solido per queste politiche e per le risposte immediate che esse richiedono.

Ancora una volta le istituzioni si fanno trovare impreparate di fronte ad un bisogno essenziale per le persone, di ogni razza, sesso, età: quello di avere una speranza di un futuro migliore. Una speranza che può trasformarsi in realtà solo attraverso un lavoro dignitoso. Quella speranza che ti dà anche la forza di compiere un viaggio a rischio della tua vita. Perché il lavoro dignitoso è ancora l’unico mezzo di realizzazione di noi stessi e quando non c’è o non c’è più perché lo si è perso, perdiamo noi stessi, una parte fondamentale della nostra libertà di essere e di esprimerci, di dare un senso a ciò che siamo o che vorremmo essere.

Proprio per questo colpisce al cuore un dato, tra i tanti, e tutti i controtendenza negativa rispetto al quadro regionale, e cioè quello che riguarda gli inattivi nel mercato del lavoro provinciale, coloro cioè che hanno rinunciato a cercare un lavoro. Questi ultimi passano dal 30,6% del 2013 al 31,9% del 2014, per le donne arriviamo al 41%. Così come colpisce duramente al cuore il dato della disoccupazione giovanile di oltre 3 punti oltre la media regionale (39,5%), per le giovani donne del nostro territorio si arriva al livello record del 57,4%, di ben 17 punti superiore alla media regionale. Qui non c’è nessun piano Garanzia Giovani che tenga, qui siamo ad un vero e proprio ripiegamento su se stesso di tutto il tessuto produttivo e sociale del nostro territorio. Qui il magnifico Jobs Act non è arrivato, qui le assunzioni a tempo indeterminato diminuiscono, nonostante l’enorme dote in regalo, pagata con la fiscalità generale, che si è voluta fare agli imprenditori. Il giorno dell’approvazione della Legge 183/14, il noto Jobs Act, il Presidente del Consiglio disse, in conferenza stampa e rivolto agli imprenditori: “Ora non avete più alibi”. Nel dizionario un alibi è un pretesto, una scusa. Se ne deduce, e noi lo abbiamo già fatto, che si tolgono diritti a causa di un pretesto, di una scusa, addotta per evitare di assumersi la responsabilità di scelte più impegnative ma sicuramente più favorevoli ad uno sviluppo di qualità e ad un lavoro dignitoso.

Noi lo diciamo ora e lo riaffermeremo con forza il 1° Maggio, alla politica, alle istituzioni, alle imprese e alle loro associazioni: basta scorciatoie, basta alibi, basta lavoro nero e precarietà, prima che sia troppo tardi. Riapriamo insieme un dialogo per uno sviluppo di qualità del nostro territorio, devastato e umiliato dalla crisi. Non facciamo come quella importante dirigente di un importante partito che, in visita a Pesaro un paio di mesi fa, ad una iniziativa sul lavoro disse “Non parliamo di Jobs Act altrimenti litighiamo”. La verità è sempre rivoluzionaria, l’importante è che venga detta.

*Segretaria generale CGIL PESARO URBINO

Pesaro 30 aprile 2015

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