Le parole non bastano più: vogliamo i fatti, CHIAREZZA e GARANZIE!
E’ questa in estrema sintesi la richiesta dei lavoratori della Saipem di Fano avanzata ieri, 26 novembre 2015, durante lo sciopero.

Poche ore dopo che il CEO, in audizione alle commissioni riunite di Camera e Senato, affermava che Saipem ha il cuore e la testa in Italia e non si prevedono significativi cambiamenti, veniva aperta una procedura di cessione di ramo di azienda dei centri di Roma e Vibo.

Mentre da mesi viene chiesto ai dipendenti un ulteriore sforzo su ferie, missioni e straordinari, la prossima settimana all’assemblea straordinaria degli azionisti, verrà proposta ed approvata l’ “Operazione” che prevede il rifinanziamento del debito, la ricapitalizzazione per olre 3 miliardi di euro e, di fatto, l’uscita dal gruppo di Eni.

Ci teniamo a far notare che nel Punto 2.6 della sezione “Relazione illustrativa” redatta dal CDA e che verrà proposta all’approvazione dell’assemblea di martedì 2 dicembre c’è scritto che “in conseguenza dell’Operazione non si prevede alcuna variazione dei compensi dei componenti dell’organo di amministrazione di Saipem ne di alcuna delle società della stessa controllate”.

A 4 mesi dalle dichiarazioni del CEO fatte a Londra, dove si annunciavano 8800 esuberi, non è stato ancora presentato un piano industriale, non si conosce la distribuzione geografica degli esuberi ne quali strumenti verranno utilizzati.

Nel frattempo si è proceduto (attività ambientali a Syndial), si sta procedendo (Roma e Vibo a Tecnomare) e si vocifera (Infrastrutture non si sa a chi) di ulteriori cessioni.

I lavoratori di Saipem non meritano tutto questo

Si sta cercando di uscire da un periodo di crisi con gran parte della classe dirigente che ci ha trascinato in questa situazione.

Le parole non bastano più: vogliamo i fatti, CHIAREZZA e GARANZIE!

Per questo oggi scioperiamo, per far sapere che a questa lenta distruzione di Saipem, beffarrdamente accompaganata sempre da parole positive e di conforto, noi siamo contrari e non vogliamo assistere passivi.

I dati oggettivi parlano chiaro: siamo di fronte a uno spezzatino, sempre smentito dal top management, per soddisfare il piano di smaltimento degli 8.800 esuberi nell’ambito del Fit for the future, piano che non punto di partenza ben definito, ma soprattutto non ha un chiaro punto di arrivo.

                                                                                                                                       RSU Saipem Fano

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