Cgil Pesaro, Silp per la Cgil e Sunia  sulla  nuova legge regionale: “vogliamo discuterne nel merito evitando assurde contrapposizioni ideologiche”

PESARO, 17 luglio 2021 – Il Consiglio regionale ha recentemente approvato la legge che riforma i criteri di assegnazione degli alloggi popolari nella regione Marche, riservando una quota fino al 33% alle famiglie monoparentali, alle persone vittime di violenza domestica, alle famiglie under 35, alle forze di polizia e ai vigili del fuoco.

 Inoltre, come da manuale, oltre a rivedere i requisiti di accesso per i cittadini extracomunitari con residenza fiscale fuori dall’Italia, si introduce un obbligo di certificazione reddituale che sostituisce l’autocertificazione che di fatto renderà impossibile per la grande maggioranza di questi fare  richiesta (considerata la condizione radicalmente diversa della normativa della maggior parte dei paesi extraeuropei).

Sarebbe auspicabile analizzare nel merito i possibili e molto probabili effetti che tale norma avrà nell’assegnazione degli alloggi con le evidenti storture che provocherà e sappiamo già che il problema verrà etichettato come la solita battaglia tra destra e sinistra e sulla stucchevole e offensiva accusa di non avere a cuore i lavoratori delle forze di polizia e i vigili del fuoco. Si tratta di  accuse prive di senso, ma solo per il fatto di provare ad aprire un ragionamento siamo sicuri che anche questa volta ci cadranno addosso.
Siamo consapevoli che la politica residenziale e abitativa oggi sia un problema trasversale. Colpisce tutti indistintamente, anche i lavoratori del comparto sicurezza.

Pensiamo a un genitore separato che deve lasciare l’immobile, in affitto o di proprietà, su cui grava un mutuo, provvedere al mantenimento dei figli e avere la possibilità di una continuità genitoriale: è auspicale mandarlo a dormire in una caserma o in un alloggio collettivo di servizio?  NO.

 Quindi ben venga la proposta di far concorrere le Forze di polizia ad una abitazione popolare, ma nel contempo è possibile muovere una critica nel caso in cui una coppia giovane, senza figli, magari entrambi lavoratori, possa scavalcare in base alla sola appartenenza alle Forze di polizia una famiglia monoreddito magari con disabilità presenti? NO, noi non ce la sentiamo di avallare tale scelta.

E non c’entra nulla essere necessariamente di sinistra per sostenere una tesi simile o volersi contrapporre a coloro che garantiscono la sicurezza nelle nostre città. E’ un problema di equità sociale

Provocatoriamente, ci chiediamo, perché allora non includere in questi criteri anche il personale sanitario e non sanitario delle aziende del sistema pubblico? Dopo aver definito queste categorie di lavoratori come “eroi” forse sarebbe stato comprensibile non dimenticarli. Forse avremmo potuto pensare alla loro condizione di coppie residenti per motivi di lavoro in città diverse da quelle nelle quali le stesse hanno la loro rete parentale?

 Un’altra domanda: perché escludere i lavoratori delle polizie locali, sono forse meno meritevoli di altri operatori alla sicurezza dei nostri territori?

A questo punto, a forza di evidenziare particolarità e categorie professionali, elencando chi sarebbe più meritevole di altri di rientrare in questa lista, riteniamo seriamente di aver contribuito ad una equa assegnazione di questi alloggi?

E ancora: mettere insieme le persone vittime di violenza domestica, con le coppie under 35, le famiglie monoparentali, con i lavoratori delle forze di polizia, a quale logica risponde?

 Francamente non si capisce.

 Non sarebbe stato meglio prevedere un percorso differenziato distinguendo tra chi è in condizione di bisogno perché ha subìto una violenza, da chi invece è in condizione di bisogno malgrado abbia fatto una scelta di lavoro? 

Crediamo che questa nuova legge avrà effetti distorsivi e iniqui e rischierà di far apparire agli occhi dei cittadini gli appartenenti alle forze di polizia come soggetti privilegiati, anziché lavoratori da tutelare perché soggetti esposti a un disagio particolare.

Questa norma, che vuole evidentemente “strizzare l’occhio” dimostrando vicinanza ai lavoratori delle forze di polizia, rischia di essere  un boomerang verso questa categoria, soprattutto dal punto di vista  di un cittadino comune che pur avendo la stessa condizione reddituale si vedrebbe scavalcato nella sua legittima domanda di tutela.

Infine, definire ingiusta la richiesta di certificazioni impossibili da reperire, sulla condizione reddituale per la maggior parte dei cittadini extracomunitari, pena l’impossibilità di fare domanda, riteniamo sia discriminate, ma considerando la logica populista sottesa a tale decisione siamo scettici che il Consiglio regionale su questo vorrà ritornare sui suoi passi. 

 Sarebbe auspicabile infatti che il Consiglio regionale riveda i criteri adottati, a partire da un’analisi dei bisogni reali, che rispondano all’applicazione di quei principi di equità e giustizia sociale che tutti vorremmo veder rispettati.
Sarebbe auspicabile anche  vedere approvate norme che favoriscano l’edilizia agevolata,   fondi a garanzia delle cooperative di lavoratori, specie in un momento storico in cui il danaro ha costi irrisori, provando anche tramite l’approvazione di nuove norme urbanistiche a rileggere e riprogettare le nostre città e il nostro modo di vivere la comunità.

 Speriamo davvero che qualcuno voglia cogliere il nostro tentativo di aprire una discussione di merito, anche se temiamo che il tutto si risolverà nella solita pretestuosa polemica.

Roberto Rossini                                                      Pierpaolo Frega                                  Gabriele Belfatto

Segretario generale Cgil                            Segretario generale Silp per la Cgil          Segretario Sunia

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