ROCCA DI GRADARA (PU): LA FP CGIL RILANCIA LA NECESSITA’ DI UNA GESTIONE PUBBLICA, EFFICIENTE E IN GRADO DI RISPONDERE ALLE DIFFICOLTA’ SEGNALATE DAI CITTADINI

È proprio fresca la notizia della cessione della Rocca di Gradara, il sito più visitato delle Marche, ad un organismo (Fondazione, Consorzio?) che avrebbe a capo il Comune stesso di Gradara e tra i suoi partner il Mibact, che così si defilerebbe dall’evidentemente gravoso compito della gestione diretta. È altrettanto fresca la notizia che la Venaria Reale ha chiesto la cassa integrazione dei propri dipendenti e un po’ meno quella che la Fondazione del Museo Egizio ha chiesto aiuto allo Stato per poter pagare gli stipendi ai suoi dipendenti. Ovvero si decide di mandare in gestione indiretta parti importanti del patrimonio culturale a Fondazioni, Consorzi ecc, con la partecipazione, e nei casi citati la gestione quasi esclusiva, dei privati e poi nel momento della crisi i privati si defilano e tocca alla Stato intervenire per garantirne la fruizione. La vicenda di grandi Fondazioni come la Venaria e l’Egizio dovrebbe quantomeno mettere sull’avviso e valutare con prudenza eventuali cessioni ad altri soggetti, invece l’operazione si ripropone, pari pari, nel caso della Rocca. Ed anche in questo caso l’incapacità gestionale, derivante dalla caduta esponenziale dei livelli occupazionali interni, diventa il pretesto per una operazione che ha evidentemente altre finalità in cui entrano chiari fattori di interessi localistici. Non c’è bisogno di essere dietrologi per comprendere che gli incassi e la massima fruibilità del sito sono elementi di grande interesse nelle dinamiche locali. Fruibilità che si è ridotta per la carenza degli organici e incassi che certo fanno gola al bilancio dell’ente locale, e sono recentissime le polemiche e le prese di posizione di Sindaco, commercianti, ecc, per gli orari di apertura ridotti. Criticità a cui si aggiunge l’attuale crisi del turismo, con i suoi pesanti ed evidenti riflessi sull’economia locale. L’ulteriore elemento di clamorosa contraddizione che emerge è che la cessione di questo sito nulla c’entra con lo schema politico riorganizzativo imposto dalle riforme Franceschini: un monumento che con i suoi incassi contribuisce in modo significativo a pagare le spese di manutenzione del patrimonio su quel territorio dovrebbe essere tenuto gelosamente in una teca e casomai rafforzato nella capacità di offerte dei servizi, nell’organico e non subire quell’inaccettabile depauperamento a cui si è assistito. Uno dei perni della riforma di Franceschini era (è?) la capacità attrattiva del patrimonio museale statale, che avrebbe allo stesso tempo risollevato le sorti dell’economia locale e consentito allo Stato con i maggiori incassi a provvedere alla sua manutenzione. Ma il Ministro Franceschini sembra preso dai suoi impegni politici e al ministero non si vede da quel dì, e la gestione politica del ministero sembra affidata al suo apparato interno mentre i beni culturali statali continuano ad essere considerati come merce di scambio. Né segnali diversi sembrano provenire dall’intera maggioranza di governo, i cui principali partner a 5 Stelle, dopo aver prodotto un progetto di riforma abortito prima ancora di nascere e che si è rivelato un assist all’ennesima operazione di restyling prodotta dal rientrante ministro, risultano non pervenuti ed al massimo esprimono segnali del tutto contraddittori, salvo poi avallare operazioni come questa. Hanno certo ragione i cittadini di Gradara a pretendere che la Rocca sia messa in condizione di essere fruita al massimo della sue potenzialità e siamo certi che vorranno che anche i loro pronipoti possano fruire di un monumento integro e ben conservato. Ma siamo sicuri che la rinuncia alla gestione statale del loro monumento più prestigioso possa portare dei vantaggi, al di là di quelli immediati? Non sarebbe più saggio pretendere che lo Stato faccia per intero il suo mestiere, garantendo al meglio la tutela e la fruizione del sito? Possono sembrare domande retoriche ma non lo sono: la Rocca non è proprietà privata di nessuno, è un bene per l’umanità e per questo motivo è un monumento nazionale. In questo contesto ci sono sedici lavoratori superstiti dipendenti del ministero che hanno contribuito con sempre maggiori difficoltà alla fruizione ed alla conservazione del sito. Nella riunione avuta a livello locale una delle soluzioni ipotizzate è stata quella di assicurare il servizio nella Rocca mantenendo una presenza degli attuali dipendenti a garanzia di un’indispensabile continuità. Come sarà reclutato ed a quali condizioni il restante personale necessario, visto che la carenza di organico statale viene posta come il motivo principale del cambio di gestione? Abbiamo assistito al ricorso massiccio al volontariato proprio per coprire i servizi della Rocca, è questa la soluzione? Chi sono i privati potenzialmente interessati ad entrare nella gestione? Possibile che non si possa individuare una soluzione organizzativa anche transitoria in attesa dell’espletamento del concorso per la vigilanza in atto? Noi abbiamo da subito offerto piena disponibilità in tal senso, ma siamo stati messi di fronte ad un atto compiuto in nome di una scelta politica francamente incomprensibile. Ci sarebbe invece materiale per riflettere sulla qualità delle politiche culturali pubbliche, a maggior ragione in un momento di crisi come questo, dove lo Stato si dovrebbe fare garante di serie politiche di rilancio nella fruizione del patrimonio diffuso, garantendo buona e piena occupazione, servizi di tutela e promozione culturali adeguati, ripensamenti su scelte organizzative che hanno impoverito e compresso gli organici, e via dicendo.
Invece si continua ad arretrare e a proporre logiche di frantumazione territoriale funzionali a tutt’altri scopi. Nulla di nuovo sotto il cielo, purtroppo. Vi terremo informati puntualmente sull’evoluzione di questa vicenda, esprimendo piena e fattiva solidarietà ai lavoratori della Rocca e dei Beni Culturali delle Marche.

FP CGIL Pesaro e Ancona FP CGIL Nazionale

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Fp Cgil e Fisascat Cisl: non si può accusare il personale del Santa Colomba per la diffusione del coronavirus

Pesaro, 17 aprile 2020 – Le scriventi Organizzazioni Sindacali, apprendono con stupore le dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa dal Presidente del Consorzio Santa Colomba, in merito alla gestione della situazione Covid-19, dove viene riportato insieme ad altri aspetti, che la diffusione del contagio nella struttura in questione potrebbe essere stata determinata forse anche dalle operatrici e dagli operatori della struttura.

Tale affermazione non ci trova d’accordo e non ci lascia indifferenti, puntare anche solo ipoteticamente, il dito sulle lavoratrici e i lavoratori che da settimane si trovano a lavorare in prima linea in una situazione di estrema emergenza e difficoltà, sobbarcandosi l’onere di maggiori turni di lavoro, mettendo a rischio la propria salute e quella delle proprie famiglie a causa dei rischi connessi alla situazione epidemiologica legati alla propria professione, uniti alla difficile gestione organizzativa, ci pare sinceramente ingeneroso, ingiusto ed offensivo.

Il contenimento dell’epidemia non può e non deve essere demandato al singolo lavoratore ed il consorzio doveva e deve adoperarsi in tal senso. È paradossale e semplicistico che anziché ringraziare i lavoratori e le lavoratrici per l’operosità e l’impegno superiore profuso , che con spirito altruistico hanno lavorato mettendo a rischio la propria salute, siano poi additati come portatori di epidemie e investiti da responsabilità che non gli competono.

Anche se ipotetiche ci aspettiamo che il Consorzio ritiri queste gravi dichiarazioni

FP Cgil di Pesaro Urbino Fisascat Cisl Marche
Davide Del Fattore Vincenza De Leo

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Diritto al congedo straordinario per assistere un figlio con grave disabilità: l’Asur ci ripensa

Pesaro, 16 aprile 2020 – La Funzione Pubblica CGIL ha ottenuto un primo importante risultato a tutela del diritto dei lavoratori genitori di figli con gravi disabilità, che si erano visti negare dall’ASUR AREA VASTA.1 il diritto ad accedere al congedo straordinario.
Anche questa volta, sempre supportati dal lavoro dell’avvocato Virgilio Quagliato che ha patrocinato la lavoratrice, abbiamo dovuto depositare presso il Tribunale di Pesaro un apposito ricorso per tutelare il diritto di una infermiera, dipendente dell’ASUR, che già godeva dei diritti di cui la legge 104/1992 in relazione alla figlia minore disabile in condizione di gravità che necessita di assistenza continuativa e “formata”. Anche il padre della bambina lavora, anche lui come infermiere presso l’Asur.
In seguito all’applicazione delle misure per il contenimento dell’epidemia da Covid-19, l’Istituto al quale la bambina era stata affidata per i servizi di assistenza e cura ha dovuto necessariamente chiudere le proprie attività e nel contempo, non ha potuto assicurare alcuna assistenza domiciliare.
Per questa ragione la lavoratrice si è vista costretta a richiedere alla propria azienda di poter usufruire del congedo ai sensi dell’art. 42 d.lgs 151/2001 e dell’art. 4 c.2 della Legge n.53/2000 che, inizialmente le viene concesso, ma che successivamente le viene revocato ai sensi dell’art. 1 lettera P del DPCM 8/3/2020 relativo alla c.d. “pandemia Covid-19”, articolo questo che si è chiaramente limitato a sospendere solo ed esclusivamente i congedi ordinari.
Spiace constatare di nuovo, che malgrado lunghe e articolate interlocuzioni con l’Area Vasta n. 1, la lavoratrice da noi assistita, si è vista costretta a rivolgersi al Tribunale per vedersi applicare quanto affermato dalla norma e cioè che “sono sospesi i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico” ma non quelli straordinari, quale è quello richiesto ai sensi della legge 104/92.

Siamo comunque contenti della rettifica fatta dall’ASUR, che solo dopo la notifica del ricorso avvenuta il 14 aprile, il 15 aprile ha emanato la revoca del provvedimento.
Questo importante risultato che riafferma la necessità di tutelare le persone portatrici di handicap e le loro famiglie, anche e soprattutto in momenti di massima emergenza, ci deve nuovamente far interrogare su quanto il nostro sistema sanitario, i nostri servizi sociali e socio-assistenziali, siano messi nelle effettive condizioni di operatività e di sicurezza per garantire la necessaria assistenza e sostegno ai soggetti più bisognosi e fragili della nostra comunità.
Auspichiamo che gli enti pubblici, adottino una maggiore sensibilità nell’affrontare tali tematiche, valutando nel merito le condizioni concrete in cui si trovano i lavoratori con queste difficoltà, abbandonando prassi e interpretazioni che ostacolano e che non di certo agevolano la tutela questi cittadini.

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Polizia Municipale: i sindacati chiedono al Comune garanzie sulle mascherine

Pesaro, 8 aprile 2020 – I sindacati Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno inviato una lette aperta al Direttore generale del Comune di Pesaro, al responsabile del Personale e al Comandante della Polizia municipale sulla distribuzione di mascherine ai dipendenti della polizia locale che sembrerebbero assolutamente inefficaci rispetto al rischio contagio per questi lavoratori che svolgono la loro attività a stretto e diretto contatto con la popolazione.
“Apprezziamo l’iniziativa del Comune di Pesaro per consentire la distribuzione di mascherine chirurgiche alla popolazione – dicono – strumenti sicuramente utili per il contenimento dell’emergenza e riteniamo indispensabile anche un intervento per garantire il necessario approvvigionamento per il personale dell’ente che, in ragione dei compiti propri della polizia locale, ha contatto frequente e ravvicinato con la popolazione”.
Tuttavia, i sindacati affermano di aver ricevuto numerose segnalazioni (e foto) di queste mascherine che suscitano molti dubbi.
“Chiediamo pertanto di avere conferma della congruità dei Dpi oggi distribuiti al personale – scrivono- indicazioni sulla provenienza e la certificazione necessaria che ne garantisca la qualità”.
Fp Cgil Cisl Fpl e Uil Fpl aggiungono anche la richiesta per gli agenti della Municipale di uno screening sierologico.

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Pubblico impiego: molti enti non rispettano i decreti sull’emergenza covid

Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl scrivono al Prefetto di Pesaro Urbino

Pesaro, 2 aprile – La Funzione Pubblica Cgil Pesaro Urbino, la Cisl Fp e la Uil Fpl hanno scritto una lettera al Prefetto, al Presidente della Provincia e ai sindaci del territorio per denunciare la mancata applicazione del Dpcm e degli altri decreti ai dipendenti della pubblica Amministrazione,

Per i sindacati del pubblico impiego ci sono numerosi casi di enti che disattendono quanto indicato dai Dpcm e dai decreti riguardanti il contenimento dell’epidemia da Coronavirus rispetto alle modalità di funzionamento della pubblica amministrazione.

“In questo contesto – scrivono – vari enti si rifiutano di applicare l’art 87 del Dl18 del 17 marzo 2020 che prevede: l’utilizzo dello “smart working” come forma ordinaria di funzionamento della pubblica amministrazione: l’individuazione di servizi indifferibili, l’utilizzo di strumenti quali ferie pregresse, congedo, banca ore, rotazione e anche l’esonero dal servizio con riconoscimento della retribuzione

Da tempo le organizzazioni sindacali insistono perché le norme di riduzione delle presenze fisiche negli uffici, salvaguardati i servizi essenziali a tutela dei cittadini, siano applicate.
“Purtroppo è sfuggito a molti amministratori –concludono – quanto la priorità in questo contesto, debba necessariamente essere il diritto alla salute dei lavoratori”.

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Nuovi ricoveri all’ospedale di Urbino senza l’esito dei tamponi

Emergenza Covid-19 Fp Cgil e Cisl Fp parlano ennesimo errore della direzione medica: intervenga la direzione generale di Auser Marche

Pesaro, 1 aprile  – Solo una settimana fa le organizzazioni Sindacali Fp Cgil e Cisl Fp Pesaro Urbino avevano denunciato la diffusione del covid – 19 tra i degenti e gli operatori sanitari nel reparto di Medicina Generale dell’ospedale di Urbino a causa di una gestione impropria di alcuni pazienti ricoverati nonostante erano ancora in attesa di tampone.

Dopo quel disastro la direzione di Area Vasta e la direzione medica avevano riorganizzato la gestione del reparto ( con la Determina Dav 304/AV1 del 23/03/2020 con la suddivisione di due ali del reparto (medicina uomini e medica donne) dedicata ai degenti covid positivi per un totale di 43 posti letto poi successivamente portati a 50 e l’ala nuova del reparto (quella destinata alla geriatria) dedicata a degenti no covid per un totale complessivo di 18 posti letto.

L’errore purtroppo si sta ripetendo a Urbino perché i pazienti che accedono nuovamente dal pronto soccorso vengono trasportati lì dal sistema territoriale dell’emergenza e vengono ricoverati nei reparti cosiddetti puliti ovvero quelli no covid senza che venga effettuato preventivamente apposito tampone.

Sappiamo di nuovi recenti ricoveri nell’ala nuova della medicina dedicata ai no covid ma anche di pazienti trasportati da Pesaro per prestazioni chirurgiche/ortopediche come ad esempio la frattura di femore che vengono ricoverati nel nuovo reparto accorpato di chirurgia/ortopedia senza che venga effettuata la necessaria indagine tramite tampone o ancora peggio ricoverati nei reparti dell’ospedale di Urbino in attesa della risposta del tampone. Alcuni di questi risultano ad oggi già covid positivi.

Questi pazienti devono essere gestiti come casi potenzialmente positivi, e le precauzione devono essere le stesse utilizzate per il paziente covid positivo.
La direzione medica deve disporre immediatamente il trattenimento dei casi sospetti, e comunque in questa fase della pandemia di tutti i pazienti esterni anche se asintomatici, all’interno del pronto soccorso o altro reparto comunque isolato dagli altri reparti per il tempo necessario alla verifica dell’eventuale positività al Covod-19
E’ già elevato il numero del personale sanitario e medico assente perché risultato positivo al coronavirus e mettere a repentaglio nuovamente la salute dei dipendenti e dei degenti no covid non può avvenire con cadenza periodica perché c’è una gestione totalmente inadeguata in questa fase della pandemia.

Chiediamo alla Direzione Generale dell’Asur Marche di intervenire prontamente altrimenti verrà vanificato qualsiasi sforzo di recuperare personale sanitario e medico dalla chiusura temporanee di reparti come Psichiatria di Urbino e Cure Intermedie di Sassocorvaro, citate a titolo esemplificativo. in quanto sono le ultime a essere state chiuse.

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Troppe incertezze: senza controlli sulla salute e risorse aggiuntive il personale non può reggere

La lettera di Fp Cgil e Cisl Fp al Presidente della Regione Marche, al Servizio Salute della Regione Marche, al Direttore generale AORMN e al Direttore di Asur – Area Vasta 1

Pesaro 30 marzo – Da oltre un mese Fp Cgil e Cisl Fnp stanno portando avanti una battaglia affinché tutti gli operatori sanitari della provincia di Pesaro Urbino possano lavorare in condizioni di salute e sicurezza; ci siamo battuti perché i D.P.I. fossero giustamente garantiti a tutti in quantità e qualità, ci stiamo battendo perché il monitoraggio attraverso l’esecuzione dei tamponi sul personale sanitario e socio sanitario venga effettuato immediatamente e nel rispetto del protocollo sicurezza e prevenzione sottoscritto con il ministero della Salute; abbiamo chiesto da tempo interventi, anche straordinari, per reclutare personale dipendente per l’AORMN e l’Asur Marche – Area Vasta 1 e nel contempo apprendiamo, peraltro in via indiretta, che a breve nella nostra provincia interi servizi ospedalieri verranno appaltati ed esternalizzati al privato che dovrà gestire e garantire l’assistenza a reparti dedicati a pazienti Covid-19 ( vedi Determina del Direttore Generale AORMN n. 151 del 20/03/2020 per un importo complessivo di 4,8 milioni di euro).
Pur comprendendo in generale le motivazioni che sottendono un simile provvedimento a causa dell’elevato numero di operatori sanitari assenti perché risultati Covid positivi e/o in quarantena domiciliare fiduciaria, un simile impegno economico senza alcun provvedimento tendente a compensare e/o premiare gli operatori sanitari ed il personale medico impegnato fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria quotidianamente in prima linea con il naturale aumento esponenziale sia dei carichi di lavoro sia del livello di stress psico-fisico accumulato senza dimenticare il lato emotivo e mediatico delle conseguenze della pandemia, provocherà un differenziazione sociale ed economica tra colleghi difficilmente comprensibile con le sole ragioni aziendali.
Tutto ciò premesso le scriventi sono a richiedere il pagamento con la prossima busta paga del mese di aprile oltre alle spettanze dovute dal Decreto Legge “Cura Italia”:
1. delle relative indennità articolo 86 comma 6 lettera A-B-C nonché commi 7, 8 e 9 del CCNL 21/05/2018 a tutto il personale sanitario utilizzato nei reparti covid e nei reparti potenzialmente a contatto con pazienti covid positivi;
2. tutte le ore di lavoro straordinario così come risultano dalle “timbrature” al 31/03/2020.

Inoltre in considerazione delle possibilità concesse alle aziende dai recenti DPCM e dall’art 1 del DL 18/2020 di incrementare il fondo art. 80 comma 6 del CCNL 21/05/2018 “condizioni di lavoro e incarichi”, le scriventi chiedono che per l’anno 2020 tale incremento di fondo venga destinato al personale sanitario utilizzato nei reparti covid e nei servizi/reparti potenzialmente a contatto con pazienti covid positivi.
Inoltre sono molte le domande rispetto alle quali le scriventi aspettano una celere risposta:
saranno effettuate selezioni a tempo determinato del personale infermieristico e socio sanitario per garantire i livelli essenziali di assistenza?
sarà garantito il monitoraggio del personale, strumento indispensabile per la tutela della salute e sicurezza individuale e collettiva ?
Quali servizi/reparti covid saranno affidati/esternalizzati al privato (quanto personale verrà impegnato in questi reparti, con quale minutaggio assistenziale, con quale contratto e con quale compenso effettivo ) ?
Il personale reclutato dalla protezione civile verrà impiegato nelle nostra provincia ? Anche in questo caso con quale compenso ?
Sarà attivato un piano di assistenza domiciliare che, in analogia ai modelli assistenziali già attuati in altre province (ad esempio Piacenza che effettua a domicilio controllo, tampone ed visita ecografica con prescrizioni farmacologiche ) consenta una presa in carico domiciliare dei pazienti con riflesso indiretto di decongestione delle strutture ospedaliere?
Il piano sanitario regionale, obsoleto rispetto alla realtà, verrà aggiornato e con quali prospettive e quali soluzioni?
Infine i sindacati ribadiscono di nuovo le richieste ancora a tutt’oggi senza riscontro:
1. numero di dipendenti, dall’inizio dell’epidemia ad oggi, sottoposti a tampone;
2. numero di dipendenti , dall’inizio dell’epidemia ad oggi, sottoposti ad isolamento domiciliare fiduciario risultati poi con tampone negativo;
3. numero di dipendenti , dall’inizio dell’epidemia ad oggi, sottoposti ad isolamento domiciliare fiduciario risultati poi con tampone positivo;
4. numero di dipendenti ricoverati e numero di familiari di dipendenti ricoverati e/o deceduti;
5. numero di denunce di infortunio ad oggi inoltrate alla sedi inail competenti.
Le organizazioni sindcali hanno scritto sia ad AORMN sia ad Asur Marche Area Vasta 1 segnalando le criticità e cercando di dare un contributo utile per risolvere problemi nell’ambito di questa emergenza sanitaria, le risposte spesso non sono arrivate, altre volte sono state insufficienti ed hanno lasciato trapelare insofferenza per i nostri interventi.
Abbiamo la responsabilità di rappresentare i lavoratori e garantire i loro diritti che, mai come in questo contesto, diventano elementi imprescindibili anche a tutela della salute pubblica.
Ci aspettiamo un riscontro urgente, in assenza del quale saremo costretti ad agire nelle sedi opportune ivi compreso la Procura della Repubblica.

FP Cgil di Pesaro – Urbino Cisl Fp Marche – Territorio di Pesaro e Urbino
Vania Sciumbata Alessandro Contadini

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La rabbia di Fp Cgil e Cisl Fp: “I lavoratori della sanità non sono seminatori di terrore”

Pesaro – Leggiamo sulla stampa locale una dichiarazione da parte di un dirigente dell’Asur Marche – Area vasta 1, che fa seguito a disposizioni interne il cui contenuto è imbarazzante dal momento che individua nei possibili comportamenti degli operatori una delle cause di propagazione del virus, circa il fatto che attribuire il contagio degli operatori sanitari al contesto lavorativo sarebbe una “conclusione sommaria”.

Ora giova ricordare che Inail indica come infortunio sul lavoro quello occorso ad operatori sanitari per cui non sia stato possibile individuare l’origine del contagio dando così una tutt’altro che sommaria interpretazione del rischio connesso al lavoro svolto da medici, infermieri, professionisti sanitari, ausiliari ed oss.
Se ciò non bastasse le molteplici segnalazioni che le scriventi, fin da fine febbraio, hanno mandato alle direzioni delle aziende sanitarie riguardavano la ASSOLUTA CARENZA RISPETTO AI DPI, e in alcuni casi nemmeno idonei, in dotazione al personale e l’assoluta disorganizzazione nella gestione dell’emergenza che portava a promiscuità pericolose e preoccupanti.

E’ bene ricordare a questo punto dell’emergenza che alcuni operatori sanitari venivano additati come seminatori di terrore se indossavano le relative mascherine (chirurgiche) in reparto non si doveva creare allarmismo tra i colleghi e con i degenti Gli stessi operatori che oggi risultano positivi al coronavirus.
Se a questo aggiungiamo che, nonostante le nostre reiterate richieste, gli operatori non sono stati sottoposti a tampone e monitoraggio come avrebbero meritato non solo a garanzia della loro sicurezza ma anche a tutela della salute dei degenti e della collettività, si capisce perfettamente che il contesto lavorativo in cui si trovavano ad operare li stava esponendo a rischi di contagio il cui risultato è drammaticamente ora sotto gli occhi di tutti.

Le recenti positività scoperte tra i degenti e gli stessi operatori sanitari dell’Ospedale di Urbino sono la prova che la gestione da parte delle azienda di emergenza finora è fallita.
I pazienti trasportati a Urbino con il servizio di emergenza territoriale presumibilmente in attesa di verifica del tampone ma ai posteri risultati Covid positivi, in una struttura ospedaliera dichiarata dalla Regione NO COVID, ha ampliato il contagio tra i degenti ricoverati nel reparto di medicina ed indirettamente contagiato gli operatori sanitari in turno.
A questo punto dell’emergenza è assurdo mantenere all’interno del 2° piano dell’ospedale di Urbino posti letto ibridi ovvero una parte di reparto dedicata ai degenti Covid positivi e a distanza di qualche decina di metri un reparto di degenti no covid. Bisogna evitare la promiscuità.
Nel rigettare quindi quel tipo di impostazione, ricordiamo che gli operatori sanitari meriterebbero maggiore rispetto per questo chiediamo ancora una volta: fornitura di idonei DPI, organizzazione del lavoro che preservi più possibile dal rischio contagio, possibilità (ad oggi incredibilmente negata ) che possano fruire degli istituti contrattuali previsti anche dal recente decreto cura Italia per l’assistenza dei figli minori e dei familiari portatori di handicap (la cui fruizione risulta essere sospesa a seguito di una circolare interna della Direzione di area vasta), un necessario riconoscimento economico ed un ancora più necessario percorso di stabilizzazione per tutto il personale precario in deroga ai requisiti previsti dal D lgs Madia 75/2017.
Il rischio infatti è che le regioni limitrofe, più veloci ad adottare le necessarie soluzioni, facciano proposte contrattuali più ragionevoli e che non solo non si riesca ad acquisire più personale ma si perda anche le tante professionalità, con contratto a scadenza, già presenti ed operative nelle nostre aziende sanitarie.

Vania Sciumbata Fp Cgil Alessandro Contadini Cisl Fp

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Fp Cgil Medici chiede una nuova organizzazione delle strutture sanitarie

Emergenza Covid, strutture nel caos: serve una adeguata organizzazione

L’evoluzione dell’infezione dal coronavirus SARS-CoV2 sta assumendo nella realtà pesarese proporzioni drammatiche e numeri preoccupanti, sempre più simili a quelli di altre regioni del nord.
Pur comprendendo le difficolta legate ai margini di imprevedibilità e alla scarsa conoscenza del fenomeno, riteniamo che le scelte organizzative fin qui adottate dalla direzione dell’AORMN lascino dubbi e perplessità.
Le seguenti scelte appaiono contraddittorie:
lo spostamento di interi reparti dal presidio di Fano a quello di Pesaro salvo poi ritornare alla situazione preesistente;
la creazione giusta, ancorcrchè tardiva, rispetto ai tempi di propagazione del virus, di un ospedale dedicato ai casi di COVID, mancando di cogliere precocemente le indicazioni chiare di tutta la letteratura internazionale in materia e riguardanti la necessita della gestione separata dei casi di COVID e l’istituzione di necessari percorsi dedicati atti a garantire l’isolamento immediato dei casi;
la decisione di convogliare su Pesaro i casi sospetti in attesa dell’esito degli esami sul tampone naso-faringeo, salvo poi disporre il ricovero presso l’ospedale di Fano dei casi risultati negativi, messa in campo nelle fasi iniziali e reiterata nelle ultime ore;
il conseguente rischio che i pazienti sospetti, dichiarati negativi all’esito degli esami su tampone, possano essere stati contagiati nel periodo di permanenza in ambiente contaminato, in quanto ricoverati in ambienti perlomeno attigui e assistiti da personale comune con i pazienti poi risultati positivi, venendo anche in questo caso a mancare la scelta organizzativa della separazione ed isolamento dei casi potenziali;
la mancanza di linee di indirizzo sintetiche riguardanti terapia e gestione coordinata dei pazienti che ha spesso generato un sovraccarico di lavoro ovvero uno spreco di risorse;
il caos organizzativo che ha riguardato anche l’infrastruttura informatica che non e stata capace di seguire in tempo reale le variazioni organizzative dei reparti;
l’organizzazione della partecipazione a studi clinici, che consentono l’accesso a terapie innovative, che e stata lasciata piu alla singola iniziativa di pochi che non al lavoro organizzativo e di coordinamento della direzione.
Non ultimo l’invito pressante, segnalato da piu operatori, da parte della direzione, a dirottare precocemente e indipendentemente dalla valutazione delle condizioni cliniche, i pazienti sulle strutture di accoglienza riconvertite per pazienti affetti da COVID, come l’ospedale di Fossombrone e la residenza sanitaria “Galantara”, sembra rispondere piu ad una logica di “maquillage” ospedaliero che non ad una reale strategia di gestione dell’emergenza.
Sono state prodotte molte comunicazioni con indicazioni caotiche e poco fruibili per gli operatori impegnati in prima linea, in assenza di un reale e tangibile coordinamento delle linee di indirizzo diagnostico e terapeutico.
Le decisioni assunte rispetto alle destinazioni dei pazienti trasportati con il servizio di emergenza territoriale ha portato pazienti presumibilmente positivi negli ospedali definiti no-COVID (come quello di Urbino), che ad oggi, infatti, risultano contagiati.
Siamo certi che le nostre osservazioni verranno intese come un contributo utile, in una fase emergenziale assolutamente grave e complessa, per adottare le necessarie misure a tutela della collettività anche con riguardo agli altri territori regionali non ancora in vestiti con la stessa intensità della provincia di Pesaro e Urbino.

FP CGIL MEDICI MARCHE FP CGIL MARCHE FP CGIL PESARO URBINO
K.Pesaresi M.Pintucci V.Sciumbata

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Le PEC delle Categorie della CGIL

Da oggi potete trovare le PEC della CGIL e delle Categorie confederate nell’area contatti delle loro pagine, ma per comodità ve le elenchiamo tutte anche qui:

CGIL – cdlt@pec.cgilpesaro.it

FILCAMS – filcamspesaro@pec.it

FILCTEM – filctempesaro@pec.it

FILLEA – filleapesaro@pec.it

FILT – filtcgilpesaro@pec.it

FIOM – pesaro.fiom@pec.it

FLAI – flaipesaro@pec.it

FLC – pesaro@pec.flcgil.it

FUNZIONE PUBBLICA – funzionepubblica@pec.cgilpesaro.it

NIDIL – nidilpesaro@pec.it

SLC – slcpesaro@pec.it

Ufficio Vertenze e Legali, Pesaro – pesaro.vertenze@pec.cgilpesaro.it

Ufficio Vertenze e Legali, Fano – fano.vertenze@pec.cgilpesaro.it

Ufficio Vertenze e Legali, Urbino – urbino.vertenze@pec.cgilpesaro.it

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